Il disagio degli italiani in Alto Adige/Südtirol ? C’è chi minimizza e chi enfatizza. Dal 1945, ciclicamente in provincia di Bolzano, spunta l’idea di creare una sorta d’Union Valdôtaine, partito politico regionalista attivo in Valle d’Aosta. Conosciuto semplicemente come mouvement (movimento), rappresenta gli interessi della regione e ne tutela la sua specificità linguistica. Per fantasia chiameremo questa ipotetica entità politica Unione Altoatesina. Ora qualche riflessione. Il grande cruccio della politica italiana in Alto Adige è sempre stato il peso specifico. Gli italiani infatti, specialmente negli ultimi 20 anni, si sono resi conto di contare sempre meno in provincia, scalzati dai ruoli chiave, quasi rassegnati, comparse su molti tavoli. Il gruppo italiano le ha effettivamente provate tutte, ma la Svp ha ben lavorato, andandosi a prendere perfino dei consensi tra gli italofoni. Votare un partito che per statuto non candida italiani ha del paradossale, ma a Bolzano succede anche questo. I partiti italiani sono la proiezione delle questioni nazionali, una vera manna per la Svp che può incunearsi nei problemi italiani e giocare d’astuzia dividendo ancor di più la già infelice parte italiana. Numeri risicati quelli italiani e nel 2013 rappresentanza in provincia al lumicino. Tralasciando i Verdi, partito per tradizione trasversale (un italiano eletto), ed il Movimento Cinque Stelle (che ha eletto un rappresentante di madrelingua tedesca), nel consiglio troviamo una mistilingue, altri due italiani nel Pd ed uno dell’Alto Adige nel Cuore. Questa débâcle si spiega con la crisi della destra (divisa in tutto e per tutto), l’ambiguità della sinistra nei riguardi di certi temi ed il classico atteggiamento tutto italico d’anteporre gli interessi di partito. Sia chiaro, alla Svp pensano al partito, ma più strategicamente. Ma un partito di raccolta italiano funzionerebbe? Lanciamoci in qualche riflessione. Più o meno i voti italiani (in rapporto all’affluenza) sono circa 48000. In percentuale si arriverebbe a circa il 22% (basandosi sulle ultime elezioni 2013), portando in consiglio circa 8 candidati, esclusi dal calcolo gli elettori dei Verdi ovviamente. Questa percentuale obbligherebbe la Svp a concedere agli italiani più assessorati. Il tutto però verrebbe discusso su livelli di parità politica, senza la solita retorica del “concedere”. Gli italiani potrebbero proporre e far la voce grossa riguardo parecchie questioni, dalla toponomastica alla scuola, passando per la riforma dello statuto. La stessa convezione autonomia dovrebbe indurre a capire quanto poco gli italofoni contino, vittime di veti incrociati e giochi politici anche in una occasione del genere la rappresentanza risulta monca. Un partito unito, vigile e soprattutto con in mente gli interessi italiani avrebbe puntato i piedi, non permettendo che un progetto nato per migliorare l’autonomia diventasse il teatrino della secessione. Eventuali assessori eletti in queste circostanze avrebbero più peso e gli italiani avrebbero un canale aperto anche con Roma. Pensiamo solo alla toponomastica. Un partito forte, con numeri di un certo tipo non darebbe spazio a certe proposte, che molto spesso rimarrebbero nei cassetti. Utopia? Può essere, le teste politiche attuali non andrebbero mai a passeggio tra loro, quindi la creatura non sembra in rampa di lancio. Meglio un piccolo orticello dove urlare e non contar nulla od essere protagonisti nell’orto che conta? Questa la vera domanda a cui forse dar risposta è complesso. Gli italiani vorrebbero contare di più ma non hanno il coraggio di modificare il proprio status quo politico e ragionare in termini d’interesse etnico. Parola, quest’ultima, che non entusiasma, a ragione. Se si superassero le barriere etniche, se si puntasse ad una scuola unica ed alla creazione di cittadini altoatesini/sudtirolesi verrebbe a crearsi una specificità territoriale, una peculiarità. Purtroppo però, l’identificarsi è molto forte, specialmente per il gruppo tedesco e la vera paura politica è smorzare il conflitto etnico, senza quest’ultimo infatti molto in Alto Adige/Südtirol non sarebbe più un vero problema, Il cittadino plurilingue o bilingue infatti sarebbe immune dal germe del litigio, sentendosi parte integrante del sistema territoriale e mai escluso, forse anche più proiettato in un contesto europeo. Già l’Europa, quel continente che sulle divisioni rischi d’implodere, Europa divisa e spesso impotente dinanzi alle sfide del mondo d’oggi, ove tedeschi ed italiani sono in realtà europei. Forse, solo uniti potranno portare avanti l’identità stessa d’Europa. Unirsi per non soccombere, la strada pare questa, cartine geopolitiche alla mano. Ma unire è più complesso che dividere, e forse meno speculativo, motivo per cui nessuno ha il coraggio di farlo in Europa quanto in Alto Adige/Südtirol. Ma riflettendoci: tra i due litiganti la politica gode?