Abbracci? Rigorosamente gratis

 C’è un posto nel mondo dove il cuore batte forte, dove rimani senza fiato.. per quanta emozione provi..

Dove il tempo si ferma e non hai più l’età.. quel posto è tra le tue braccia in cui non invecchia il cuore, mentre la mente non smette mai di sognare… Da lì fuggir non potrò poiché la fantasia d’incanto risente il nostro calore e no… non permetterò mai ch’io possa rinunciare a chi d’amor mi sa far volare…

Alda Merini

Inizio questo pezzo con parole non mie, con parole d’artista, con l’Alda nostra, che tanto arriva al cuore con la sua definizione d’abbraccio che ci scolpisce le emozioni, quelle con l’E maiuscola che ci cantava Lucio Battisti. D’abbracci si sono occupati poeti, cantanti e cantautori, ma anche militari, navigatori e capi di stato (Gorbaciov – Reagan, ricordate?), ma qualcuno nell’emisfero australe pensò a qualcosa di particolare e storico per esaltare questo scambio d’affetto antichissimo.

Correva l’anno 2004 e a Sidney, Australia, s’inventarono la Free Hugs Campaign, o semplicemente Free Hugs (in italiano abbracci gratis): iniziativa sociale, dove persone comuni si scambiano abbracci nella piazza principale della città. Questo bel “gioco”, grazie al web, divenne virale e contagiò gli estremi del mondo: dalla brasiliana Rio all’inglesissima Londra, passando per la festosa Barcellona e la maestosa Roma, sgranocchiando la grande Mela nordamericana e volando fino nelle piazze del Dragone Cinese. Non dimenticando la terra dei Samurai, la calda Africa (Città del Capo) e l’antica via della Seta. Insomma una festa d’abbracci, un convivio di felicità tra popoli. La 1E del De Medici di Bolzano ha deciso di riproporre e sperimentare (coraggio da leoni questi ragazzi) tale iniziativa nella nostra città. Il progetto è gestito dalla professoressa Ratti e organizzato attivamente dalle studentesse Veronica Grotto ed Ilaria Ingenito, che, dialetticamente impeccabili, illustrano con chiarezza il senso di questa iniziativa. Lo scopo è creare un ponte tra persone, instaurare fiducia e fare proprie strategie d’intervento per un futuro di lavoro nelle professioni sociali. Non è una boutade, sottolineano i ragazzi, che prendono seriamente questo progetto perché lo considerano alternativamente formativo (a ragione) e spendibile in contesti socialmente complessi. Curioso un episodio: un ragazzo prende un bel (eufemismo) cinque ed abbraccia la professoressa, che rimane di sasso ma poi comprende ed apprezza. Già l’abbraccio, simbolo di fratellanza fin dall’antichità, perfino i rudi legionari romani disposti a coorte si abbracciavano intensamente prima delle battaglie, cosi come gli spartani e cosi via. Il gesto è semplice ma potente, l’avvinghiamento tra due corpi infonde energia, fiducia. In contesti difficili (a volte anche la scuola può esserlo) iniziare con un bell’abbraccio significa essere a metà dell’opera, su questo gesto vanno poi certamente costruiti rapporti di fiducia atti al superamento di ostacoli più o meno difficili. Veronica ed Ilaria descrivono proprio quest’aspetto e sottolineano come le persone comuni siano restie ad abbracciarsi, i ragazzi infatti hanno avuto non poche difficoltà nell’abbracciare e farsi abbracciare, talvolta anche dopo aver spiegato l’iniziativa. L’organizzatore originale dell’iniziativa ha affermato che lo scopo degli “abbracci gratis” è semplicemente quello di offrire un atto casuale di gentilezza disinteressata, questo seme di solidarietà (una sorta di terapia dell’abbraccio) è stato colto dai ragazzi della 1E del De Medici che ne diffonderanno il messaggio anche tramite il giornalino scolastico che vorrebbero creare e gestire, oltre che con qualche video da rendere piacevolmente virale.  Plauso ad insegnanti come la professoressa Ratti che antepongono alle grigie aule l’arcobaleno delle emozioni che permette tramite il buon senso d’aiutare con più umanità persone in situazioni complicate, forse in molte circostanze basterebbe poco per instaurare un rapporto di fiducia, un semplice gesto: un abbraccio.

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