Colpo di scena stamani a palazzo Madama dove il Senato ha confermato la fiducia al governo Letta con 235 si e 70 no.
Una lunga attesa quella di questa mattina dovuta ai vari interventi dei senatori che hanno chiarito la posizione del proprio partito riguardo alla fiducia, ma non sono mancate anche prese di posizione personali che hanno creato successive tensioni.
Il lungo discorso iniziale del Capo del Governo Letta ha evidenziato la precaria posizione del Paese e la necessità di guardare avanti, di mettere da parte i giochi personali e di guardare non solo al bene dell’intera cittadinanza italiana, ma anche ad un futuro “europeo”.
Certo è che le buone intenzioni del governo e i discorsi encomiabili sono state in parte oscurate dal vero protagonista della giornata (ma poteva non esserlo?). Parliamo di quel Berlusconi che in un modo o nell’altro ha rappresentato l’Italia degli ultimi 20 anni e che pare… pare essere arrivato al capolinea. Lui che, unico, ha girato a proprio favore la politica di un ventennio, ma che come un moderno Icaro ha forse osato troppo ed ora, pezzo per pezzo, ne paga le conseguenze. Si tratta dell’uomo che è primo responsabile dell’odierno voto di fiducia. Sua la colpa quando ha chiesto ai ministri Pdl di dimettersi, sua la colpa di questa presa in ostaggio del nostro governo. Astuto certo, ma le conseguenze si sono viste…
Dopo la presa di posizione di Alfano nella serata di ieri e la spaccatura interna al partito con i fedeli berlusconiani pronti a negare la fiducia al governo e i seguaci di Alfano decisi a concederla, forse non avrebbe dovuto esserci tanta sorpresa nelle dichiarazioni di Berlusconi nel suo breve discorso al senato se non fosse stato per il suo aspetto provato.
Con un colpo di scena infatti, il presidente Pdl ha detto “si” alla fiducia per il governo Letta e dopo essersi seduto si è coperto il viso lasciandosi andare al pianto.
Qualunque saranno ora le decisioni interne al partito, siano esse di unione, siano esse di scissione, una cosa è chiara: Alfano ha ottenuto senz’altro molte approvazioni e sarebbe capace di guidare con credibilità un proprio movimento. Per quanto riguarda l’ex premier Silvio Berlusconi, con l’imminente voto per la decadenza e l’attuale ridotta capacità accentratrice, noi crediamo che la fine politica sia prossima.
In effetti la decisione di cambiare le carte in tavola ancora una volta quest’oggi è parso semplicemente un modo per non perdere definitivamente quella poca parvenza di credibilità che ancora lo circonda.
Potrebbe quindi essere la fine del “berlusconismo” questa che stiamo vivendo? E’ possibile che qualcuno la stia vivendo in questo modo, ma l’Italia “che sa” ha già capito che la gloria del politico, dell’uomo, del simbolo si sta spegnendo da tempo ormai. Citando Manzoni resta da chiedersi se fu vera gloria. Ai posteri l’ardua sentenza.