Mercoledì scorso l’assessore Luis Walcher ha presentato la relazione agraria e forestale 2024. Il documento dimostra come le piccole aziende agricole lottino per sopravvivere nella competizione globale. Walcher elogia l’aumento della produzione lattiera di chi è riuscito a resistere – ma non c’è nessun segno di ripensamento o cambio di rotta.
Climate Action South Tyrol critica questa visione miope e priva di prospettive future. La scomparsa dei piccoli allevamenti infatti è il risultato di un sistema basato sulla competizione: i grandi attori acquistano i terreni migliori e ampliano così la produzione. L’attuale politica dei sussidi inoltre rafforza ulteriormente questa tendenza. La concorrenza quindi non genera né progresso né qualità, ma piuttosto accumulo di capitale, monopoli e perdita di diversità – quando è proprio la diversità la base dell’innovazione e del progresso.
Ruth Heidingsfelder, agronoma di Scientists for Future, sottolinea: “Al centro delle politiche agricole non dovrebbero esserci i caseifici e le latterie bensì le contadine e i contadini. Puntare solo sull’aumento della produzione per mantenere stabile la quantità di latte è una strategia limitante e insostenibile. In Svizzera si consiglia da anni in modo critico e mirato cosa è adatto all’agricoltura di montagna. Il loro sistema parte dalle aziende agricole e si basa su foraggi di base: così il valore aggiunto rimane presso chi produce.”
Continuare come si sta facendo ora ignora le condizioni del cambiamento socioculturale in corso. In Europa il mercato dei prodotti vegetali è in forte crescita: oltre il 20% dal 2020 [1]. Quindi anche in Alto Adige si dovrebbe puntare su ortaggi e legumi, invece di difendere l’industria lattiera che non tutela le piccole aziende e ignora la crisi climatica.
Janin Höllrigl di Climate Action dichiara: “L’obiettivo dell’Alto Adige deve essere un’agricoltura diversificata e su piccola scala. Servono quindi nuove strutture regionali di commercializzazione, come cooperative agricole di prodotti ortofrutticoli e iniziative locali. La diversità agricola infatti rafforza la sicurezza alimentare – sempre più importante con l’avanzamento della crisi climatica – e protegge clima e biodiversità. L’agricoltura è già colpita da siccità ed eventi estremi. L’assessore Walcher deve prendere sul serio il Piano Clima 2040.”
Il Forum Stakeholder Clima ha già presentato proposte concrete alla giunta provinciale, ma finora purtroppo da loro è stato recepito ben poco. Silke Raffeiner, nutrizionista attiva in Climate Action, conclude: “Anche l’agricoltura – in particolare l’allevamento di bovini – deve contribuire alla neutralità climatica entro il 2040. Con il ‘business as usual’ non ci riusciremo.”
Solo se politica e L’Unione Agricoltori e Coltivatori cambiassero direzione, le piccole aziende agricole avrebbero un futuro – e con esse un’agricoltura resiliente, diversificata e favorevole al clima. Intraprendiamo quindi insieme questa strada – per un’agricoltura con un futuro.