In un’epoca caratterizzata da crescenti minacce globali e tensioni sociali la preparazione individuale alle emergenze è diventata una priorità.
Per questo motivo la Commissaria Europea per la Gestione delle Crisi Hadja Lahbib ha recentemente presentato un’iniziativa volta a sensibilizzare i cittadini dell’Unione Europea sull’importanza di possedere un kit di sopravvivenza per affrontare situazioni di emergenza in caso di guerra.
In un video divulgato sui social media la Commissaria ha illustrato con tono informale e, possiamo dire spiritoso, gli elementi essenziali che dovrebbero comporre un kit di sopravvivenza personale, pensato per garantire l’autosufficienza per almeno 72 ore in caso di emergenza.
Tra gli oggetti suggeriti figurano:
- Acqua potabile: fondamentale per l’idratazione.
- Alimenti non deperibili: come cibo in scatola o liofilizzato per garantire l’apporto energetico necessario.
- Torcia elettrica: per illuminare ambienti bui in caso di interruzione dell’energia elettrica.
- Fiammiferi e accendino: utili per accendere fuochi o candele.
- Coltellino multiuso: strumento versatile per molteplici necessità.
- Medicinali essenziali: inclusi farmaci personali e un kit di primo soccorso.
- Denaro contante: poiché durante le crisi i sistemi elettronici di pagamento potrebbero non funzionare.
- Caricabatterie portatile (power bank): per mantenere carichi i dispositivi elettronici.
- Radio a batterie: per ricevere informazioni e aggiornamenti anche in assenza di connessione internet.
- Documenti personali: conservati in una custodia impermeabile per proteggerli da eventuali danni.
- Occhiali da vista: se necessari per garantire una visione adeguata.
- Carte da gioco: per offrire distrazione e alleviare lo stress durante l’attesa.
Lahbib ha sottolineato l’importanza di questi elementi, evidenziando come la preparazione individuale possa fare la differenza nell’affrontare le prime fasi di un’emergenza.
Ad esempio ha affermato che “nel mezzo di una crisi il cash è sovrano e la carta di credito può essere solo un pezzo di plastica“, enfatizzando la necessità di avere denaro contante a disposizione.
Una dichiarazione che ci dovrebbe far ragionare visto che oggigiorno siamo abituati a utilizzare quasi esclusivamente i bancomat e le carte di credito per acquistare persino un caffè.
La presentazione del kit di sopravvivenza si inserisce in una più ampia strategia dell’Unione Europea volta a rafforzare la resilienza dei suoi cittadini di fronte a diverse tipologie di emergenze, tra cui disastri naturali, pandemie, attacchi informatici e conflitti armati.
La Commissione Europea ha introdotto l'”Eu Preparedness Union Strategy“, un piano che prevede misure concrete per migliorare la preparazione e la risposta alle crisi a livello comunitario.
Tra le iniziative proposte in questo piano vi è l’istituzione di un Centro di Crisi dell’UE, destinato a migliorare l’integrazione tra le strutture esistenti e a coordinare le risposte alle emergenze.
Inoltre, la strategia prevede il rafforzamento della cooperazione civile-militare e l’elaborazione di una valutazione globale dei rischi e delle minacce entro la fine del 2026.
Hadja Lahbib ha evidenziato che “le attuali minacce che l’Europa si trova ad affrontare sono più complesse che mai e sono tutte interconnesse“, sottolineando la necessità di una preparazione coordinata e multilivello.
La promozione di un kit di sopravvivenza personale riflette la consapevolezza che, in situazioni di crisi, la risposta immediata delle autorità potrebbe essere ritardata o limitata.
Pertanto, la capacità dei singoli cittadini di autogestirsi nelle prime 72 ore diventa cruciale.
Esperienze passate, come la pandemia di COVID-19 e le recenti calamità naturali, hanno evidenziato l’importanza di una preparazione preventiva.
Avere a disposizione risorse essenziali non solo aumenta le possibilità di sopravvivenza, ma contribuisce anche a ridurre il panico e lo stress associati alle situazioni di emergenza.
Oltre alla promozione del kit di sopravvivenza, la strategia europea prevede iniziative educative volte a sensibilizzare la popolazione sulla gestione delle emergenze.
Tra queste, l’istituzione di una “giornata nazionale di preparazione” per informare i cittadini sui possibili pericoli e sulle misure da adottare.
Le scuole saranno coinvolte attivamente in queste attività, riconoscendo l’importanza di educare le nuove generazioni alla cultura della resilienza.
La presentazione del kit di sopravvivenza da parte di Hadja Lahbib solleva questioni politiche profonde sulla capacità dell’Unione Europea di proteggere i suoi cittadini in tempi di crisi.
Se da un lato l’iniziativa sembra sensata e razionale, dall’altro è legittimo chiedersi: perché oggi l’UE sente il bisogno di diffondere un messaggio simile? Quali sono le reali minacce che ci attendono e perché non si punta a prevenire le crisi piuttosto che prepararsi a subirle?
Il fatto che la Commissione Europea stia incoraggiando i cittadini a dotarsi di un kit di sopravvivenza per 72 ore non è un atto di trasparenza, ma probabilmente un’ammissione implicita di vulnerabilità.
Un altro aspetto preoccupante è il contesto geopolitico in cui questa iniziativa si inserisce.
Negli ultimi anni, l’UE ha assunto una postura sempre più militarizzata, con un aumento delle spese per la difesa e un avvicinamento alle strategie della NATO.
L’invito a prepararsi per emergenze potrebbe anche suggerire che le istituzioni si aspettano un peggioramento delle tensioni globali, magari un conflitto più ampio o attacchi informatici su vasta scala.
La domanda allora diventa: siamo davvero vicini a una situazione di crisi così grave da giustificare la diffusione di messaggi di allerta ai cittadini?
Se la Commissione Europea vuole davvero rafforzare la sicurezza collettiva dovrebbe investire più risorse nella prevenzione dei disastri e nella stabilizzazione geopolitica piuttosto che nella semplice preparazione ai momenti critici.
Una strategia efficace includerebbe il potenziamento delle infrastrutture, una politica energetica più autonoma e sicura, e una diplomazia più attiva per evitare escalation militari.
Altrimenti il rischio è di far passare il messaggio che il futuro sarà inevitabilmente segnato da crisi imprevedibili, e questo rischia solo di alimentare un clima di paura e insicurezza tra i cittadini.
In sintesi, la proposta di Hadja Lahbib potrebbe sembrare un’iniziativa pragmatica, ma porta con sé implicazioni politiche allarmanti.
L’UE deve decidere se vuole essere un’istituzione che protegge i suoi cittadini o una che li prepara a sopravvivere nel caos.