Inizia la Quaresima, il Vescovo Muser spiega il valore de ”la cultura dell’errore”

Con il Mercoledì delle Ceneri (5 marzo) inizia il tempo liturgico dei 40 giorni di Quaresima, cammino di penitenza e preghiera in preparazione alla Pasqua. Il vescovo Ivo Muser ha celebrato nel Duomo di Bolzano la Santa Messa con l’imposizione delle ceneri e ha pubblicato la sua lettera pastorale di Quaresima, in cui approfondisce l’importanza di una cultura onesta dell’errore: “Riconoscere gli errori, affrontarli e imparare da essi, non è un segno di debolezza ma di maturità”.

Il Mercoledì delle ceneri ricorda ai fedeli la caducità della vita. Le ceneri benedette, ottenute dai rami di palma dell’anno precedente, invitano alla penitenza e a un nuovo inizio. La Quaresima invita a fermarsi, a ripensare il proprio stile di vita e a rinunciare consapevolmente alle cose superflue. Per il vescovo Ivo Muser la Quaresima 2025 non riguarda solo la rinuncia esteriore, ma un atteggiamento interiore più profondo, che il vescovo esprime nella sua lettera pastorale: la volontà di ammettere gli errori e di assumersi le proprie responsabilità.

Lo studio sugli abusi commissionato dalla diocesi di Bolzano-Bressanone ha rivelato una profonda sofferenza che richiama a una sfida centrale, osserva il vescovo: “Sviluppare una cultura dell’errore significa imparare a non nascondere, non minimizzare gli errori, ma ammetterli e chiedere perdono.” Spesso è difficile riconoscere apertamente gli errori: la Quaresima, così Muser, è un invito a fare questo cammino di penitenza, ad assumersi la responsabilità ed essere disposti a imparare dagli errori.

Nella Lettera pastorale monsignor Muser indica numerosi esempi nella Bibbia che dimostrano che anche le grandi figure della fede non erano infallibili. Mosè, re Davide, Pietro e Paolo: tutti hanno dovuto affrontare le proprie colpe. Pietro, in particolare, mostra cosa significa una cultura cristiana dell’errore: ammettere le mancanze, crescere grazie ad esse e tuttavia continuare a svolgere la propria missione. “La cultura dell’errore, guardando a Pietro, significa anche assumersi la propria responsabilità, senza insistere su perdono o comprensione.”

La Quaresima 2025 è nel segno dell’Anno Santo e del motto “Pellegrini di speranza”. Il vescovo Muser unisce questa speranza a un chiaro appello: “Passare da una cultura dell’indifferenza a una cultura della consapevolezza; da una cultura del non immischiarsi a una cultura della trasparenza, dell’apertura e della corresponsabilità. Questo è essenziale non solo per la Chiesa, ma per l’intera società.”

La Chiesa, prosegue il vescovo, deve chiedersi “come gestire il potere, l’autorità, la sessualità umana e le relazioni interpersonali in un’ottica di valori cristiani. Serve un’onesta e radicale esplorazione della coscienza sia a livello personale che strutturale, cioè come Chiesa comprensiva di tutte le sue istituzioni. È fondamentale che ci schieriamo dalla parte delle vittime e di tutte le persone coinvolte: le vostre esperienze non vengono ignorate, il vostro dolore non viene taciuto e le vostre parole vengono ascoltate.”

La Pasqua ci ricorda la speranza cristiana centrale: il perdono è possibile. Questo atteggiamento è fondamentale anche per affrontare le proprie colpe. La Lettera pastorale per la Quaresima 2025 invita quindi a comprendere il messaggio pasquale come una missione: riconoscere le colpe “può essere l’inizio di una vita nuova, liberata. Significa non solo mostrare la propria debolezza, ma avere il coraggio di fare il primo passo verso la guarigione.” E una Chiesa “che ammette gli errori e si impegna seriamente per creare una cultura dell’onestà guadagna in credibilità”, conclude il vescovo.

Il testo integrale della lettera pastorale al link: www.bz-bx.net/it/news/dettaglio/lettera-pastorale-quaresima-2025

Nella celebrazione bilingue in duomo a Bolzano, il vescovo Ivo Muser ha imposto la cenere sul capo dei fedeli e si è soffermato sul dibattuto concetto del fine vita: “La Chiesa fa una distinzione chiara e netta tra uccidere e lasciar morire. Non è mai lecito uccidere un essere umano, ma non si deve nemmeno fare qualsiasi cosa per prolungarne e preservarne la vita ad ogni costo. Ognuno ha il diritto di sottoporsi a terapie mediche, ma se una malattia è progredita al punto da far presagire una fine imminente, una persona ha anche il diritto di rifiutare le cure e di essere lasciata morire. In nessun caso la Chiesa considera eticamente lecito indurre la morte.” Nella nostra società abbiamo bisogno di una nuova cultura del fine vita, ha proseguito il vescovo: “Morire fa parte della vita. Prepararsi alla morte e riconciliarsi con essa è un compito esistenziale. Quanto è importante parlare con le persone interessate, ma anche con i loro parenti, delle loro preoccupazioni e paure, accompagnarle nel momento del congedo, ascoltarle e star loro vicino!”

In questo Anno Santo, ha concluso il vescovo, “siamo pellegrini di speranza. Già il mercoledì delle Ceneri sappiamo che alla fine della Quaresima, alla fine del nostro cammino in questo mondo, c’è la Pasqua: la vittoria della vita sulla morte.”

Foto. Ivo Muser celebra il “Mercoledì delle ceneri”