Ogni inverno, in un breve arco di tempo e in tutte le principali zone umide d’Europa, esperte ed esperti, insieme a tante persone appassionate di ornitologia, si dedicano al monitoraggio degli uccelli acquatici grazie al progetto International Waterbird Census IWC (https://www.wetlands.org/
Come spiegano Alessandro Franzoi e Francesca Rossi, ornitologo e ornitologa MUSE, a nome di tutto il gruppo che si occupa annualmente del monitoraggio in Trentino: “Durante i mesi invernali molte specie acquatiche di diverse origini geografiche, in particolare provenienti dalle regioni centro-settentrionali d’Europa, si aggregano in aree umide dell’Europa centro-meridionale e del Mediterraneo per trovare cibo e riparo e attendere così il trascorrere dell’inverno. Effettuare i conteggi in questa stagione è quindi vantaggioso per definire lo stato di salute delle popolazioni degli uccelli acquatici grazie alla definizione della loro distribuzione e abbondanza e stabilisce il ruolo e l’importanza dei siti per lo svernamento delle specie, indirizzando le strategie nazionali ed internazionali di gestione e conservazione”.
In Trentino il monitoraggio viene svolto dal Servizio Foreste con il supporto del MUSE e il coordinamento del Servizio Faunistico. Dal 9 al 26 gennaio di quest’anno il personale forestale insieme a 26 collaboratrici e collaboratori del museo hanno percorso tratti dei fiumi Adige, Brenta, Avisio, Sarca e Noce, esplorato i Laghi di Toblino, S. Massenza, Cavedine, Santa Giustina, Caldonazzo, Levico, Garda, Serraia e numerose altre aree umide fino a raggiungere un totale di 68 siti, individuati secondo le indicazioni del Ramsar Convention Bureau https://www.ramsar.org/ come aree funzionali allo svernamento di popolazioni o gruppi di uccelli acquatici. In totale quest’anno sono stati censiti 5457 uccelli sul territorio provinciale appartenenti a 20 specie diverse.
Il contingente svernante più abbondante in Trentino è risultato essere costituito dal germano reale (2954 individui totali), seguito dalla folaga (790), dal cormorano (357), dall’airone cenerino (245), dalla moretta (244), dallo svasso maggiore (232), dal gabbiano comune (165) e dal tuffetto (108). Sotto le cento osservazioni, ma presenti ogni anno con un piccolo contingente svernate, sono state poi osservati: svasso piccolo, gabbiano reale mediterraneo, moriglione, smergo maggiore, gallinella d’acqua, airone guardabuoi, garzetta, cigno reale, airone bianco maggiore, porciglione e gabbiano reale nordico.
Ogni anno può capitare di osservare una specie insolita: nell’inverno 2025 sul lago di Cavedine ha svernato una moretta codona, un’anatra tuffatrice proveniente dalle regioni artiche e che raramente sverna in zone così meridionali.
In Italia il progetto è coordinato da ISPRA (https://www.isprambiente.gov.
APPROFONDIMENTO | La moretta codona Clangula hyemalis
Tra gli uccelli acquatici che hanno deciso di svernare nelle zone umide trentine, questo inverno ce n’è uno arrivato dal grande nord: la moretta codona. Si tratta di un’anatra tuffatrice a distribuzione artica, specializzata nella ricerca di molluschi ed altri invertebrati sul fondale di stagni, laghi e mare. Nidifica generalmente in piccoli laghi nella tundra e nelle torbiere, per poi passare la stagione post-riproduttiva e invernale in mare, specialmente per quanto riguarda le popolazioni scandinave nel Mar Baltico. Può capitare che alcuni individui, in particolar modo giovani dell’ultima annata riproduttiva, si spingano in inverno più a sud fino a raggiungere i laghi interni dell’Europa centromeridionale e in alcuni casi addirittura il Mediterraneo. È proprio il caso dell’individuo osservato sul lago di Cavedine a partire dal 23 dicembre scorso: un giovane nato nel 2024 che, spintosi presumibilmente dal Baltico fino alle Alpi trentine, ha deciso poi di trascorrere l’inverno sul piccolo lago di sbarramento, dal momento che è stata osservata anche durante i censimenti IWC (International Waterbird Census) e fino alla seconda decade di febbraio era ancora presente a Cavedine. L’osservazione di questa specie è rara in Trentino e non tutti gli inverni sono osservabili sui laghi trentini, tant’è vero che l’ultima segnalazione risaliva all’inverno 2017, quando un individuo è stato osservato al lago di Caldonazzo nei mesi di gennaio e febbraio.