Precocità uso dei social, rendimento scolastico basso, dai risultati ricerca Università Bicocca di Milano

Più un bambino è precoce nell’utilizzo degli smartphone e social network più il suo rendimento scolastico cala. Specie nelle famiglie con più difficoltà. È il risultato di una ricerca dell’Università Bicocca di Milano con il coinvolgimento di 6.000 alunni delle scuole secondarie di secondo grado. 

Si indaga, dunque, la digitalizzazione giovanile in vari ambiti scoprendo, per esempio, che i profili social di minori vengono aperti prima tra i bambini di genitori meno istruiti. Nelle famiglie con almeno un genitore laureato il 54% utilizza il parental control sui dispositivi dei figli. Una percentuale che scende al 46% nei nuclei con un genitore diplomato e al 43% dove nessun genitore ha il diploma. Non solo, il 60,5% dei genitori laureati controlla le attività sui social dei figli, il 56% di quelli diplomati e il 46% da chi non ha nemmeno un diploma. 

Attenzione perché il calo di rendimento scolastico è strettamente legato all’uso dei social network e non tanto alle app di messaggistica o videogiochi. Tra chi apre un profilo in prima media e chi lo fa dopo i 14 anni emergono delle differenze sostanziali sia in italiano sia in matematica. La causa è probabilmente nella pervasività dei social nel tempo dedicato ai compiti pomeridiani o prima di andare a dormire. Lo studio determina, però, anche un nesso causale con l’accesso anticipato ai social come fattore che incide sulle facoltà di apprendimento. 

“I social network e l’intelligenza artificiale condizionano le capacità di ragionamento – commenta il segretario della Uil Scuola Marco Pugliese – perché chiaramente ti avvali delle loro potenzialità perdendo l’elasticità mentale”. Spunti di riflessione arrivano, però, anche dall’analisi socio-economica del fenomeno. “Realizzando dei progetti specifici ci siamo accorti che spesso sono proprio i bambini che crescono nelle famiglie più in difficoltà ad usare più tecnologia. Vengono spesso lasciati soli molte ore al giorno e tendono maggiormente a provare strumenti come l’intelligenza artificiale finendo per dialogare con una macchina che, se usata male, non stimola il ragionamento. Ecco perché queste tecnologie vanno implementate e spiegate molto bene anche alle fasce d’età minori: per evitare che, da autodidatti, finiscano per arrecarsi un danno”.