Quella che si è venuta a creare è una situazione cronica che ciclicamente crea non pochi problemi a autofficine e gommisti alle prese con pneumatici usati che non riescono a smaltire pur avendo regolarmente pagato il contributo per lo smaltimento.
E così si ritrovano per mesi gli spazi delle aziende invasi dai vecchi copertoni. Il presidente dell’Unione Servizi alla Comunità di CNA Alto Adige Günther Rabanser spiega quanto sta avvenendo: “Dal 2011, quando è entrato in vigore il decreto ministeriale nr. 82, è obbligatorio per legge per chi vende gli pneumatici pagare una eco-tassa chiamata contributo PFU, in pratica un versamento che si aggira in media sui 3,5 euro per un pneumatico di una vettura utilitaria, che copre in anticipo quello che sarà il costo dello smaltimento futuro di quelle gomme.
A dover ritirare questi pneumatici usati sono i consorzi convenzionati e il ritiro si basa su quote annuali calcolate in base al numero di pneumatici immesse sul mercato nell’anno precedente. Quando si raggiungono queste soglie i consorzi interrompono il ritiro, causando liste d’attesa lunghissime.
Per fare un esempio: un gommista altoatesino ha richiesto il ritiro lo scorso maggio e questo è avvenuto solo in queste settimane. Come mai si crea questo inceppo nella catena del ritiro?
“È evidente che nel circuito entrano anche pneumatici per i quali non è stato pagato il contributo” – spiega il presidente dei meccatronici CNA Luca Gualterotti – Un sicuro elemento di distorsione e anche fortemente in crescita è rappresentato dagli acquisti online su siti con sede all’estero che non prevedono il versamento del contributo ambientale”.
Da mesi CNA si sta occupando del tema. “Abbiamo chiesto al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica di porre attenzione a un problema che, per chi lavora in questo in settore, è ormai all’ordine del giorno – spiega il direttore di CNA Alto Adige Marco Nobile -. Alla fine del 2024 è stata accordata ai consorzi una quota supplementare del 10% per il ritiro degli pneumatici, ma questa si è rivelata totalmente insufficiente a incidere sulle quantità accumulate. Oltre a capire come fare ad esercitare un maggior controllo delle vendite online per garantire il versamento del contributo ambientale, accertato che il sistema così come è stato pensato non è più al passo coi tempi, riteniamo urgente un aggiornamento normativo, che possa superare il rigido vincolo delle quote assegnate ai consorzi di raccolta”.
Foto: da sinistra: il direttore di CNA Alto Adige Marco Nobile, il presidente dell’Unione Servizi alla Comunità Günther Rabanser