Alla luce dei risultati della perizia indipendente sugli abusi sessuali nella diocesi di Bolzano-Bressanone, il vescovo Ivo Muser ha sottolineato oggi, 24 gennaio 2025, la necessità di trasparenza e responsabilità per recuperare credibilità e fiducia.
Oltre all’assunzione di responsabilità personale, il Vescovo ha annunciato una serie di misure concrete, tra cui l’istituzione di un gruppo interdisciplinare per esaminare i casi dei sacerdoti accusati tuttora in vita e l’ottimizzazione delle procedure diocesane. Il vicario generale Eugen Runggaldier ha anticipato un catalogo di misure vincolanti per la diocesi e un sistema di monitoraggio, mentre il responsabile del Servizio tutela minori Gottfried Ugolini ha presentato i gruppi di sostegno per le parrocchie coinvolte e la seconda fase del progetto diocesano “Coraggio di guardare”. Primi due incontri online a fine gennaio.
Con riferimento ai risultati della perizia – 41 sacerdoti accusati, di cui 29 per casi di abuso con un alto grado di certezza, e 75 persone colpite, 59 delle quali vittime di abuso plausibile – il vescovo Ivo Muser ha sottolineato che la trasparenza, l’onestà e il coraggio di dire la verità sono essenziali per ridare fiducia e credibilità alla Chiesa.
“So che non volete sentire da parte mia parole retoriche di costernazione. A ragione. Tuttavia, permettetemi di dire che mi hanno profondamente commosso in particolare le descrizioni dei casi e il dolore personale che emerge così chiaramente dalla relazione”, ha detto Muser.
Il Vescovo ha rimarcato di assumersi personalmente la responsabilità per le omissioni durante il suo periodo di episcopato, tra cui l’insufficiente controllo dei sacerdoti sospetti, la riluttanza nell’adottare chiare misure preventive nei confronti dei sacerdoti accusati e la documentazione carente nel delineare i passi nella gestione dei casi di abuso.
Tra le prossime misure concrete, monsignor Muser ha citato procedure più chiare (un gruppo di esperti svilupperà linee guida vincolanti per la gestione dei casi di abuso, che saranno attuate entro la fine del 2025), l’ottimizzazione dei servizi (i compiti e le responsabilità del Centro di ascolto, del Servizio di intervento e del Servizio di prevenzione saranno riesaminati e migliorati e verrà istituito un team di intervento per preparare le decisioni in modo professionale), un rafforzamento delle donne in posizioni dirigenziali e un impegno nella cultura dell’errore (riconoscere gli errori e imparare da essi, anche con l’aiuto di seminari di formazione).
Riguardo al perseguimento coerente dei casi sospetti, il Vescovo ha annunciato misure di monitoraggio e controllo per prevenire reiterazioni: “Per quanto riguarda i sacerdoti accusati e ancora in vita, verrà istituito un gruppo interdisciplinare che da subito esaminerà tutti i casi e, se necessario, proporrà a me le misure per i passi successivi. Si mira a non sottoporre a sorveglianza soltanto le persone condannate, ma anche coloro per i quali, per motivi preventivi, sono necessarie restrizioni del campo di azione.”
Il Vescovo ha ricordato che gli abusi non sono limitati alla Chiesa, “tuttavia essa, in considerazione del suo ruolo morale, è chiamata a intervenire in modo rigoroso. E così faremo” e ha rivolto un invito alle persone colpite: “Condividete le vostre storie con noi. Le vostre conoscenze, le vostre esperienze e le vostre prospettive sono di inestimabile valore per il processo di revisione degli abusi. E vi ringrazio già oggi per questo.”
Il vicario generale Eugen Runggaldier ha sottolineato che i casi di abuso nella Chiesa si basano su deficit sistemici come la sessualità immatura, l’isolamento dei sacerdoti, le strutture clericali, la mancanza di una cultura dell’errore. Questi ambiti vengono ora affrontati in modo specifico per eliminare le cause strutturali. Inoltre, il Centro di ascolto, il Servizio di intervento e il Servizio di prevenzione saranno più chiaramente separati e rafforzati.
Sarà rielaborato il quadro di regolamenti diocesani per affrontare i casi di abuso e la gestione dei fascicoli migliorata per garantire trasparenza e tracciabilità.
In futuro, un catalogo vincolante di misure stabilirà chiare conseguenze in caso di accuse di abuso, mentre un nuovo sistema di monitoraggio garantirà il rispetto delle sanzioni e l’efficacia delle misure preventive. Infine, verrà posta particolare attenzione alla formazione e all’accompagnamento del personale. “L’elaborazione dei casi di abuso è soggetta a continue valutazioni e riflessioni. Cambiamenti sostenibili possono essere raggiunti solo attraverso continui adeguamenti”, ha ricordato il vicario.
Gottfried Ugolini, responsabile del progetto “Coraggio di guardare”, ha presentato l’avvio della seconda fase del progetto. Il gruppo direttivo discuterà le raccomandazioni della perizia e proporrà misure in 4 ambiti: pastorale, formazione, Caritas e amministrazione.
Il Centro di ascolto resta un punto di contatto centrale per le persone colpite. Per le parrocchie e i gruppi in cui sono emersi casi di abuso, è disponibile da subito anche un team di supporto per creare spazi di dialogo e per elaborare le dinamiche dell’abuso.
Ugolini ha sottolineato la necessità di un cambiamento di mentalità: “Guardare, ascoltare e agire deve diventare la norma”. Le istituzioni ecclesiali vengono sensibilizzate a introdurre regole chiare nel rapportarsi con i bambini. Viene fornito materiale informativo.
Foto, Vescovo Ivo Muser secondo da sin