Si riesce a risparmiare di più, anche se ancora poco e con strumenti finanziari semplici. È questo, in estrema sintesi, l’aspetto più interessante dell’indagine sul risparmio e le scelte finanziarie degli italiani del 2023, realizzata da Intesa Sanpaolo e Centro Einaudi.
Un report che evidenzia importanti tendenze relative ai comportamenti di investimento e risparmio delle famiglie italiane, in un contesto sempre più difficile, influenzato da inflazione, tassi d’interesse elevati e incertezze geopolitiche. Partiamo allora dai dati positivi: il numero delle famiglie che dicono di essere riuscite a risparmiare è in rialzo (54,7% contro il 53,6% del 2022). Il risparmio è distribuito in modo disomogeneo tra le diverse fasce di reddito e gruppi sociali, con i grandi risparmiatori, che accantonano oltre il 9% del loro reddito, che rappresentano una quota significativa. Interessante è anche capire cosa spinge una famiglia a risparmiare: il 21% del campione risparmia con obiettivi specifici, come ad esempio l’acquisto di una macchina, di una casa o investimenti di altro tipo, mentre il 33,7% adotta un approccio precauzionale, dettato dall’incertezza economica.
Secondo quanto si legge nella ricerca, gli italiani mostrano una propensione per strumenti tradizionali e sicuri. Nel contesto di inflazione, il 33,5% preferisce mantenere la liquidità o investire in obbligazioni a tasso fisso, mentre il 35% opta per beni rifugio come il settore immobiliare. A pesare sul contesto italiano è soprattutto una scarsa o non adeguata conoscenza della materia finanziaria, che spinge molte persone ad affidarsi alla gestione patrimoniale di enti e operatori specializzati. Una strada, questa, che viene scelta ancora da poche persone (8,4% del campione, di cui addirittura l’80% localizzato al nord) ma che lascia molto o abbastanza soddisfatti (a rispondere così sono 4 italiani su 5). Grazie alla gestione patrimoniale si possono infatti investire i risparmi guardando sia alla loro protezione che al loro accrescimento. Si tratta di una strategia che guarda alla diversificazione e ai nuovi mercati, come gli investimenti in ETF, e si adatta alla perfezione alle esigenze e al profilo di rischio del cliente.
Fondamentale, però, è investire in educazione finanziaria per gestire e contrastare l’incertezza economica. Nel documento si legge che solo il 40% degli intervistati ha saputo rispondere in maniera corretta alla domanda “cos’è l’inflazione”, mentre il 27% non distingue tra livello dei prezzi e variazione. Eppure nonostante questo qualcosa sta cambiando: cresce infatti il numero di persone che dedicano tempo a seguire mercati e investimenti, o per lo meno a informarsi di economia (era il 5% nel 2022 ed è passato a quasi il 9% nel 2023). Nonostante questo, molte famiglie restano ancora impreparate, con una scarsa comprensione di concetti chiave per orientarsi nel mondo dell’economia.
È qui che si deve ripartire allora, con un approccio informativo e culturale che poi si potrà tradurre anche in impatto economico. Un investimento sicuro, insomma: quello in conoscenza e cultura.