“Più ci rinchiudono, più diventiamo forti”: da queste parole, che sono anche il titolo del suo nuovo libro, emerge chiaramente la forza morale di Narges Mohammadi, attivista iraniana imprigionata per la sua lotta in difesa dei diritti umani e delle donne. Nel 2023 ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace, ritirato dai suoi figli, Ali e Kiana Rahmani, che saranno ospiti domani a Bolzano nella Sala di Rappresentanza del Comune (ore 18) per raccontare della madre, del suo impegno e del significato del premio.
Narges Mohammadi, attivista iraniana, è una figura di riferimento nella lotta per i diritti umani e l’emancipazione delle donne in Iran.
Attualmente è imprigionata nella prigione di Evin, una delle più temute in Iran, a causa del suo attivo impegno contro il regime.
È stata arrestata più volte, accusata di “propaganda contro lo Stato” e “attività contro la sicurezza nazionale”, reati comunemente utilizzati dal regime per silenziare dissidenti e attivisti. Negli ultimi anni, la repressione nei confronti delle donne in Iran è aumentata, con proteste contro l’obbligo del velo e richieste di uguaglianza che hanno visto un ruolo cruciale di attiviste come Narges Mohammadi.
Il regime ha risposto con arresti e violenze, ma la sua lotta non si è mai fermata. Nel 2023, il suo coraggio è stato riconosciuto con il Premio Nobel per la Pace, ritirato dai suoi figli, Ali e Kiana Rahmani, che sono attualmente in esilio in Francia.
Dopodomani, cioè venerdì 25 ottobre, i fratelli Rahmani incontreranno gli studenti e le studentesse di Bolzano, prima presso il Liceo Walther von der Vogelweide e successivamente presso l’Istituto Claudia de’ Medici.
Organizzano Il Centro per la Pace, il Comune di Bolzano e la Fondazione Alexander Langer che invitano la cittadinanza a partecipare alla manifestazione.
Immagine. I figli di Narges Mohammadi