La Uil Scuola risponde alla proposta dell’assessore Achammer di uniformare l’orario 7-14 dalla scuola dell’infanzia alle medie. “Le scuole non sono sportelli e l’orario è una scelta autonoma. Lo deve decidere chi si intende davvero di didattica, non la politica”.
“Le scuole non sono parcheggi”. Il sindacato della Uil Scuola ribadisce questo presupposto forte nel rispondere alla proposta dell’assessore provinciale Philipp Achammer di unificare gli orari scolastici di medie, scuola primaria e scuola dell’infanzia in un generale 7.00-14.00. Una sorta di flat didattico che ha fatto sobbalzare sulla sedia il segretario regionale Marco Pugliese. “È un modo un po’ bizzarro di vedere la scuola che non può diventare un luogo dove mettere i bambini e basta. Capisco ci siano realtà in valle che hanno un certo tipo di organizzazione ma generalizzare per tutti è rischioso. Ogni luogo ha le sue specificità e quello che è più comodo in un paese può non esserlo in una città più grande. Achammer continua a confondere i settori”. In che senso? “La scuola non è propriamente un servizio ma un ente di istruzione. Non è un luogo dove si va quando non si sa cosa fare e anche nell’organizzazione delle lezioni bisogna considerare l’impatto didattico. Ci sono state conseguenze, per esempio, nell’articolazione su cinque giorni al posto di sei allargando i pomeriggi. Non siamo di fronte all’orario di apertura di uno sportello Lo diciamo prima di tutto nell’interesse dei nostri ragazzi che non traggono certo benefici da tutta questa compressione”.
Semaforo rosso, dunque, alla proposta di uniformare tutti. “Una proposta buttata lì – continua Pugliese – che serve solo a ribadire come la scuola debba essere lasciata libera di scegliere in autonomia. Basta con questa idea che ci sia un decisore politico che tutto organizza. Gli orari scolastici sono materia di chi ha competenze didattiche, non politiche”. Quindi i docenti? “Certo e più in generale il collegio docenti. C’è una legge sull’autonomia scolastica che parla chiaro e che dovrebbe chiudere ogni questione”. La partita con la Provincia, peraltro, è aperta ancora su più fronti. “Siamo ancora in attesa di un vero e proprio aumento che significa lavorare come prima ma ricevere di più a fronte di un carovita molto impattante. L’amministrazione provinciale, invece, ha solo concesso adeguamenti che è pagare di più per mansioni aggiuntive. Non è esattamente la stessa cosa. Prima o poi ci si renderà conto che non si può parlare di scuola senza parlare con chi di scuola si occupa tutti i giorni e si apriranno finalmente dei tavoli di confronto seri”.