È l’ora di «AFFRESCO BOLZANINO»

Patrizio Zindaco, Mara Da Roit e Luca Dall’Asta
Patrizio Zindaco, Mara Da Roit, Claudio Calabrese e Luca Dall’Asta
Patrizio Zindaco, Mara Da Roit e Luca Dall’Asta

Mercoledì 20 settembre, con ingresso libero, in scena il nuovo spettacolo di Mara Da Roit, Patrizio Zindaco e Luca Dall’Asta tratto dal libro di Claudio Calabrese “Bolzano nel segno dei tempi”, che racconterà Bolzano in chiave multimediale

Diventa performance multimediale il libro di Claudio Calabrese “Bolzano nel segno dei tempi” (ed. Praxis). È infatti ormai a un passo il debutto dello spettacolo «AFFRESCO BOLZANINO», tratto dall’opera a firma dell’artista-scrittore meranese e che ne rappresenta la riduzione scenica in parole-musica-immagini, format che contraddistingue da sempre New Eos PerformingArts.

Il gruppo altoatesino composto da Mara Da Roit (voce recitante femminile, ‘visuals’), Patrizio Zindaco (voce recitante maschile) e Luca Dall’Asta (musiche) sarà sul palco della “Sala Europa” di via del Ronco 11 a Bolzano mercoledì 20 settembre, con inizio alle 20:30 e ingresso libero. Un appuntamento che si consiglia di non lasciarsi sfuggire a chi abbia la voglia di ‘esplorare’ il capoluogo altoatesino in maniera alternativa, tramite un percorso multiespressivo della durata di circa un’ora da affrontare in totale rilassatezza, ovvero… comodamente seduti nella accogliente Sala. Non a caso il benvenuto che il gruppo ci ha anticipato darà al pubblico recita: “Mettetevi comodi, vi raccontiamo Bolzano.”

L’intreccio delle due voci narranti sarà a propria volta accompagnato da musica dal vivo e da una corposa proiezione di immagini (oltre duecento) che scorreranno sullo schermo senza soluzione di continuità, meticolosamente abbinate alla narrazione. Una multimedialità, appunto, di cui New Eos fa la propria cifra, e che nel tempo ha mostrato di saper avvincere e coinvolgere. Anche in virtù della sorta di osmosi che viene a crearsi fra artisti e pubblico.

E un’altra caratteristica della compagine è quella di attingere tutti i testi su cui lavora multimedialmente da libri, vestendoli di moduli espressivi che parlano, come dire, a più organi recettori di chi guarda e ascolta; e anche alla sua sfera emozionale.

Nel caso specifico i temi del libro di Claudio Calabrese, ripresi con lo stesso registro dalla riduzione a firma di Mara Da Roit, è immaginabile si rivelino per lo spettatore particolarmente avvincenti sia che Bolzano la conosca già bene o abbastanza bene, sia, a maggior ragione, ove ne abbia un’idea non particolarmente approfondita. È un classico per molti, del resto, girare il mondo vivisezionando le città altrui e posare invece sulla propria uno sguardo frettoloso o distratto: dove l’abitudine a vedere ciò che l’occhio incontra impedisce di scavare a fondo e capirne la valenza, le ragioni di essere, la storia. O addirittura fa sì che determinate preziosità sfuggano del tutto.

Preziosità e spunti di conoscenza che saranno invece dominanti nella performance. Quindi pillole di storia bolzanina appunto, nelle pieghe del racconto che si sentirà, ma anche un pieno di arte, natura, società, aneddotica, personaggi, peculiarità ad ampio respiro del capoluogo altoatesino: che si rincorreranno in un saliscendi di registri interpretativi. Quindi con ritmo ora incalzante, ora pacato, ora brillante, non senza toni di forte intensità.

Ma se dunque all’inizio fu il libro, viene da chiedere al suo autore Claudio Calabrese: come ha maturato l’idea di scrivere “Bolzano nel segno dei tempi”?

“Io stesso ho voluto approfondire la conoscenza della città con occhio diverso oltre i consueti cliché”.

Scritta quindi “Bolzano nel segno dei tempi”, accade che l’operatrice culturale e performer Mara Da Roit prenda in mano in libro e ne faccia una propria lettura: con quali sensazioni, e giungendo a quali conclusioni?

“L’ho trovato sorprendente per fluidità, per concretezza di stile e per come è concepito: non APPUNTO a mo’ di guida turistica. E nondimeno ricco di informazioni e approfondimenti. È stato bello percorrere ‘idealmente’ Bolzano in lungo e in largo grazie alle pagine scritte da Claudio, capendola più di quanto fatto finora. Una città che mi ha dato l’imprinting, avendovi trascorso la fanciullezza e gioventù, continuando poi a recarmici quotidianamente per lavoro anche dacché ho spostato la mia residenza in un comune limitrofo. Eppure in questa occasione mi sono resa conto di avere avuto sì uno sguardo molto attento alla sua storia sfaccettata (che non trova eguali in altre realtà) e anche ad alcune sue peculiarità di punta, ma meno ad altre. Al che mi sono detta che sarebbe stato bello realizzare del libro una riduzione in ‘stile New Eos’ e calare quei contenuti nel nostro format multimediale, in modo tale da farli arrivare a nuovi interessati, al di là dei lettori già acquisiti dall’opera. Claudio Calabrese è stato subito d’accordo, e si sono detti entusiasti anche i miei colleghi Patrizio e Luca. L’avventura è quindi incominciata, con prove e una costruzione certosina durate mesi.

Quale il vostro obiettivo?

I nostri spettacoli hanno sempre uno sfondo di cultura, di conoscenza. Sono, sì, intrattenimento: che mira però anche a lasciare qualcosa. Per «AFFRESCO BOLZANINO» il nostro intendimento è risultato essere lo stesso che ha guidato la penna di Claudio: contribuire a rendere più attento, ove già non lo fosse, l’occhio dei bolzanini o anche dei frequentatori occasionali della città, rispetto a ciò che Bolzano è, a ciò che offre, e al suo passato a cavallo dei secoli: perché molto di quel passato è ancora attuale nelle tracce che ha lasciato.”

Qualche esempio di queste ‘tracce’ lo vogliamo fare?

“Innumerevoli. Il libro e, in chiave più concentrata, lo spettacolo ne sono densi.

Solo per fare appunto qualche esempio e non rivelare tutto ciò che narreremo: dal celeberrimo monumento a Walther von der Vogelweide a chiostri suggestivi, da palazzi d’epoca a castelli affascinanti, a chiese che sono testimonianze architettoniche all’esterno e, all’interno, scrigni di opere belle da togliere il fiato. Dove poi anche direttrici turistiche ‘classiche’ (lascio immaginare quali) si scopre che vanno osservate sapendo cosa guardare. E magari cercandolo.

È quanto ha fatto lei?

In effetti, per preparare il corredo visivo dello spettacolo ho battuto la città e le sue propaggini da un capo all’altro per settimane, guidata dalle pagine di Claudio e dalla stringente necessità di abbinare a ogni passaggio un’immagine in cui le parole si potessero rispecchiare. E confesso che di fronte a certe espressioni artistiche sono rimasta senza fiato: così il caso dei due altari in legno intagliato custoditi rispettivamente nella Chiesa dei Francescani e nella ex Parrocchiale di Gries, l’uno opera di Hans Klocker, l’altro di Michael Pacher. Straordinari.

O elementi che già conoscevo piuttosto bene come gli affreschi nella Cappella San Giovanni all’interno della Chiesa dei Domenicani (‘un autentico gioiello’, la definisce Claudio, e come dargli torto…) e quelli nel chiostro dei Francescani, che ho osservato con ancora maggiore attenzione.

Sempre acquisendo il materiale fotografico da convogliare nel lavoro, ho riscoperto o capito più a fondo anche tracce che vanno lette e interpretare in doppia chiave, come quelle del cosiddetto Ventennio, a cominciare dal Monumento alla Vittoria per finire con la superstite Casa Semirurale. In altri casi mi sono relazionata – come farà il pubblico che avrà la bontà di vedere lo spettacolo, o la curiosità – in tasselli che del passato sono solo un richiamo, disseminati qui e là: come le ‘pietre d’inciampo’, il Muro della Memoria e altro. Ma ho riscoperto anche pillole di mia infanzia personale, come le splendide passeggiate del Guncina, come il quartiere dove sono cresciuta. Ed è stato curioso, oltre che affascinante, viverlo in chiave di ‘indagine’. E con una ‘missione’ da svolgere, così come è valso per tutti gli obiettivi ricercati in città. Laddove confesso che più di qualcuno mi ha guardata strano vedendomi fotografare sampietrini o muri di edifici, recandosi poi a cercare di capire cosa mai ci fosse lì…”

Un corredo fotografico autoprodotto, quindi?

In massima parte ma non del tutto. Sono grata infatti a due persone speciali come Ettore Frangipane e Natalino Bernato, i quali hanno messo gentilmente a disposizione dello spettacolo alcune testimonianze fotografiche d’epoca importanti per corredare alcuni punti strategici.

A livello di siti e luoghi, pare di capire che «Affresco Bolzanino» abbracci tutta la città o quasi.

Esatto: alla pari del libro di Claudio. Come è facile immaginare, accenti corposi li riserviamo al Centro storico, dove per definizione si è fatta una parte consistente della storia di Bolzano. Ma il percorso è composito e articolato, come lo richiedono le mille espressioni della città ritrasmesse dal libro. Ecco allora Gries, gli assi Corso Libertà / Corso Italia / viale Druso, ecco via Resia con le ex Semirurali, ecco Oltrisarco e Aslago, e poi, come accennato, i bellissimi castelli, le ariose passeggiate. Tutti luoghi e siti e scenari – vorrei ricordarlo per non far pensare a una frammentazione – che riproporremo in maniera filante, a mo’ di un tutto unico, intrecciando parole interpretate a immagini contestualizzate, e con l’accompagnamento di musica dal vivo calibrata dal mio collega Luca sulle varie situazioni”.

Quali conclusioni ha tratto dalla sua esperienza nel preparare lo spettacolo, se ne ha tratte?

“Diciamo che si sono rafforzate quelle che erano già le mie e nostre finalità iniziali. Nello specifico, ho più volte ragionato sul fatto che vivere una città sarebbe bene coincidesse per tutti col curare da un lato la sua conoscenza (comprendente la memoria), dall’altro un occhio attento: senza dare ciò che di piccolo e grande la compone per scontato, perché semplicemente… è lì. Inoltre lo sguardo va alzato anche verso l’alto, va spinto all’interno. Così come vale anche il procedimento inverso, nel senso di dare seguito allo stimolo di conoscenza e andare a cercare cose sul cui conto si è letto o appreso. Io l’ho fatto ispirata dalle pagine di Claudio Calabrese. Noi tre di New Eos, tutti, speriamo che accadrà anche a più di una persona fra quelle che vedranno lo spettacolo.”

E Claudio Calabrese cosa si aspetta da questa esperienza che è incontro e sintesi fra dimensione scritta e dimensione multimediale?

“Ci sono modi diversi di accedere alle informazioni e di vivere le emozioni legate alla scoperta di luoghi nuovi. Si può  fare leggendo, usando l’immaginazione, ma anche osservando e ascoltando suoni e voci narranti. Sono convinto chi il connubio tra voci narranti, foto e musica possa creare una forma di empatia con l’ambiente nel quale siamo immersi e spesso non ci entra nella mente e nell’animo.”

Merita ricordare, alla fine di questa chiacchierata e di questa messa a fuoco del nuovo spettacolo ai nastri di partenza, come la performance multimediale «AFFRESCO BOLZANINO» sia un evento proposto dal Comune di Bolzano assieme alla Circoscrizione Europa-Novacella, con il suo presidente Christian Battisti; e in collaborazione con il Teatro Cristallo. Attenzione, però: il luogo di svolgimento sarà come detto la “Sala Europa” di via del Ronco 11 a Bolzano. Tutti gli interessati sono cordialmente invitati.

Foto/c-Stefano Odorizzi