“È semplicemente sconcertante la richiesta di assoluzione del marito violento perché, secondo il Pubblico Ministero del Tribunale di Brescia, la condotta violenta dell’uomo sarebbe giustificata dalla sua cultura d’origine.” Lo scrive in una nota la senatrice e Presidente del Gruppo per le Autonomie, Julia Unterberger.
“Una donna bengalese di 27 anni, a suo dire costretta al matrimonio, vittima di ripetuti episodi di violenza e di riduzione in stato di schiavitù, non può ottenere dalla giustizia italiana risposte di questo tipo. Anche se proviene da contesti sociali e familiari nei quali la dignità e le libertà femminili vengono calpestate, non è per questo portatrice di minori diritti e tutele.
Il messaggio del PM di Brescia è devastante, soprattutto per le donne straniere, che difficilmente trovano il coraggio e la forza per sporgere denuncia.
Solo pochi giorni fa – aggiunge la senatrice della SVP – con la Commissione d’inchiesta sui femminicidi abbiamo fatto alla Mostra del Cinema di Venezia un’azione di sensibilizzazione per dire che la battaglia contro la violenza richiede un grande sforzo di carattere culturale. Se un PM invece parla di una cultura arretrata per giustificare le violenze, questo va nella direzione opposta.
Chi vive in Italia – conclude la senatrice sudtirolese- deve adeguarsi alle sue leggi e ai suoi principi fondamentali, a partire dalla parità tra uomo e donna e dall’inviolabilità della dignità e della libertà della persona. Nessuna comprensione è possibile per culture che negano gli stessi diritti alle donne.
Foto, Julia Unterberger