Martin Lintner, professore di teologia morale e spirituale allo Studio Teologico di Bressanone, era stato nominato preside di Facoltà dal Consiglio accademico, ma la nomina è stata respinta da Roma. In accordo con lui, il vescovo della Diocesi Ivo Muser non presenterà alcun ricorso
Il primo settembre prossimo il professor Lintner sarebbe dovuto diventare preside dello Studio Teologico Accademico, per rimanervi in carica fino al 31 agosto 2025. Lo aveva eletto il Consiglio universitario.
Il Dicastero per la Cultura e l’Educazione ha, però, informato sua eccellenza Ivo Muser che l’approvazione alla nomina non sarà concessa. Il dicastero cita come motivazione le pubblicazioni di Martin Lintner su questioni di morale sessuale cattolica.
Il Diritto canonico prevede la possibilità di ricorrere contro le decisioni romane. In accordo con il professore di teologia morale, il Vescovo ha rinunciato a presentare un ricorso gerarchico.
Il Consiglio universitario dovrà quindi eleggere un nuovo preside. In attesa che il nuovo eletto entri in carica, Muser conferma nel suo incarico l’attuale preside Alexander Notdurfter, il quale resterà al suo posto oltre la regolare scadenza del suo mandato, cioè il 31 agosto.
La decisione non influisce sull’autorizzazione all’insegnamento ecclesiastico di Lintner, che è professore ordinario di Teologia morale e Teologia spirituale e presidente della Commissione di studio.
La notizia ha suscitato l’indignazione di esponenti di spicco del mondo accademico cattolico tedesco. L’Associazione delle Facoltà Teologiche Cattoliche, infatti, ha protestato contro la decisione. Si tratta dell’organo di rappresentanza di un totale di 18 facoltà o dipartimenti teologici presso università statali o con il patrocinio della Chiesa in Germania. In particolare l’Associazione delle Facoltà vede il rifiuto dell’approvazione come un’espressione di sfiducia e controllo. Secondo quanto fanno sapere dall’Associazione la procedura ”nihil obstat”, ampiamente non trasparente, contraddirebbe lo spirito sinodale invocato da Papa Francesco, sarebbe in contrasto con la preoccupazione per la libertà accademica e minerebbel’auto-amministrazione delle facoltà cattoliche e delle università ecclesiastiche.