Caso del gallo Pio, il coronavirus si comporta come un virus

La quarantena e l’attenzione con cui si inseriscono nuovi polli, galline o galli nelle aie possono fare la differenza. La clinica Südtirol Exotic Vets di Bolzano  è impegnata anche in Alto Adige in un’informazione costante presso piccoli allevatori che si rivolgono con frequenza ai controlli veterinari. Spesso, infatti, l’inesperienza può portare ad inserimenti affrettati senza i necessari controlli preventivi. A quel punto le infezioni possono causare notevoli (e costosi) problemi.
È il caso del gallo Pio, altoatesino arrivato in clinica oppresso da rantoli e gravi sintomi respiratori.
“Insieme a Pio erano state inserite alcune galline ovaiole nuove – spiega la dottoressa aviaria Federica Ardizzone – così abbiamo subito sospettato potesse esserci in corso qualche infezione. Abbiamo subito proceduto ad effettuare un esame radiologico e le lastre hanno mostrato un testicolo davvero molto ingrossato. Oltre a questo Pio presentava una forte bronchite infettiva dovuta con ogni probabilità ad un coronavirus dei polli (non trasmissibile all’uomo). Questo virus, come purtroppo abbiamo imparato, è difficile da debellare e crea parecchi problemi alle prime vie aeree. Colpisce sia l’apparato respiratorio (sinusiti, congiuntiviti) sia quello urogenitale. Nelle galline, per esempio, può portare a uova non formate, con il guscio molle o di colori anomali. Il catarro, inoltre, nascondeva un’altra possibile criticità“.  In questi casi spesso ci troviamo di fronte al Mycoplasma Gallisepticum”- spiega la dottoressa Ardizzone.
Si tratta, in effetti, di un batterio che si comporta come un virus.
Pio, quindi, presentava un catarro importante. Spesso la gente lo descrive come il raffreddore dei polli. Quando ci si accorge di questi sintomi è consigliabile recarsi subito dal veterinario. Il Mycoplasma Gallisepticum è un batterio molto particolare perché agisce a livello intercellulare muovendosi come un virus. Questo lo rende difficile da contrastare. Con Pio è stata predisposto una degenza di tre giorni con la somministrazione di antibiotici in vena. Torna, dunque, l’importanza decisiva della prevenzione, una forma di tutela è un atto di tutela anche e la comunità umana e dunque per se stessi.
Foto. Federica Ardizzone