Export e diversificazione, il nuovo capitalismo sorride all’Alto Adige

Monika Walch

Dal Forum Economico Mondiale di Davos che si è appena concluso emergono le prospettive di un nuovo capitalismo riformato. Monika Walch, presidente Fiarc Alto Adige e consulente commerciale particolarmente esperta nel settore, mostra gli orizzonti di ottimismo per le pmi altoatesine nello scenario internazionale. 

Davos è il Forum Economico Mondiale che, tradizionalmente, permette di fare il punto sulla situazione globale del commercio internazionale e non solo. Di primo acchito verrebbe da dire un quadro piuttosto catastrofico per il 2023 con il post Covid caratterizzato dalla guerra in Ucraina, le frizioni tra Stati Uniti e Cina e il crescente nazionalismo. Non tutto, però, è negativo e nel modello che si sta definendo si aprono possibilità pure per le economie regionali come quella altoatesina.  Ne parliamo con la presidente di Fiarc Confesercenti Alto Adige Monika Walch: consulente di commercio particolarmente esperta dei settori food ed export altoatesini.

Massima attenzione ai contesti politici 

Partiamo, quindi, da una situazione geopolitica complessa e difficile da decifrare. “Questo contesto determina un’attenzione sempre maggiore anche ai rischi di improvvisi accadimenti che determinino problemi sociali nei vari Paesi. I contesti politici hanno assunto una rilevanza che prima non avevano. Sono sempre stati importanti ma ora possono davvero orientare certe scelte. Questa è bene che tutti i player, anche provinciali, lo pongano come prioritaria riflessione”. 

Merci ma anche servizi: i nuovi scenari 

Una situazione, dunque, complessa che nasconde tuttavia alcuni stimoli. “C’è un futuro importante nella diversificazione – continua Walch – dei Paesi con cui operare investendo con un occhio al futuro di nazioni crescenti. Per la nostra provincia penso adiverse zone dell’Asia ma anche, per esempio,  Paesi del Centro America. Diverse nostre aziende si stanno rivolgendo a questi mercati scoprendo ampi margini di sviluppo”. Attenzione a non immaginare questi rapporti solo come mera spedizione di prodotti. “Assolutamente no. E’ importante instaurare rapporti di collaborazione a lungo termine per investire nel tempo.

I flussi di servizi

Il Rapporto sui Flussi Globali pubblicato da McKinsley ha mostrato una sostanziale stabilità dello spostamento di merci mentre aumentano di circa il 50% i flussi di dati e, quindi, di servizi.  La fornitura di servizi è un settore dove possiamo essere competitivi anche noi con aziende locali”. “Certo, i flussi di mercato sono ripresi dopo la pandemia confermando come la rete globale sia sostanzialmente solida. Le aziende che ne fanno parte riescono anche a dare contributi di efficienza, creatività ed innovazione. Qui in Alto Adige ci troviamo già con una buona organizzazione, soprattutto nel settore Food”.

Giappone, Corea e Vietnam le nuove frontiere 

Molta attenzione, in futuro, andrà posta alle catene di approvvigionamento. “Il gas russo è stato paradigmatico. Ci sono territori che, per alcuni beni, si affidano all’esclusiva fornitura di due o tre Paesi. Secondo le statistiche globali il 40% del commercio globale avrebbe questa impostazione. I 2/3 delle aziende esportatrici sono di grandi dimensioni o multinazionali saturando i canali. Il restante terzo è formato da piccole imprese come quelle altoatesine che andranno sempre più premiare per diversificare le fonti. Per ogni bene o servizio. In questo quadro la nostra economia maggiormente rivolta all’estero può trovare benefici ed occasioni. “Vale anche per chi importa chiaramente. La diversificazione economica degli approvvigionamenti ha dei limiti massimi di capienza per ovvi motivi. Anche le nostre aziende medie e piccole, comunque, stanno mettendo a terra piani alternativi per mitigare i rischi. Gli esportatori, invece, si stanno muovendo con lucidità ed efficienza anche fuori dall’Unione Europea. Particolarmente interessanti gli export verso ma con Paesi che hanno accordi preferenziali con l’Ue che prevedono l’azzeramento dei dazi import per determinati settori. È il caso, per esempio, di Giappone, Corea o Vietnam. Scelte intelligenti con focus precisi ed ampio potenziale”. 

I riflessi sull’economia altoatesina

Dati che sono analizzati con interesse anche dalla presidente di Confesercenti Elena Bonaldi. “L’approfondimento che ci arriva da Davos e dalle interpretazioni di Walch ci permettono di capire con buona precisione quali siano gli orizzonti da seguire per le politiche economiche del territorio. La diversificazione e l’approccio a nuovi mercati deve essere una propensione sempre presente per le nostre aziende di qualsiasi livello. Da parte nostra ci impegneremo nell’aiutare e sostenere questa crescita all’interno di tutte le sedi istituzionali di riferimento o presso l’importante organismo di Rete Economia”.

Astrarsi dalle dimensioni per comprendere le potenzialità 

Non ci bastano più, quindi, Europa e Usa? Eppure siamo una provincia piccola. “Il ragionamento dei flussi internazionali deve, in parte, astrarsi dalle dimensioni e non può essere impostato solo con quelli che storicamente consideriamo Stati amici. Ignorando totalmente l’Asia, per esempio, significherebbe lasciare campo libero alla Cina. Bisogna essere capaci di competere con elementi diversificanti, informarsi e tenersi aggiornati sulle condizioni dei vari Paesi”. 

Un nuovo capitalismo globale attraverso le riforme 

Sta nascendo, insomma, un nuovo capitalismo globale? “Sì ma senza drammi e con possibili prospettive soddisfacenti – chiude Walch – perché il capitalismo non deve essere abbandonato ma riformato con sostenibilità. A tutti noi servono mercati aperti e barriere superabili. Sono aspetti positivi sia politicamente sia commercialmente. Diventa sempre più fondameCntale ripensare gli scambi internazionali con l’obiettivo di includere i Paesi in via di sviluppo ed evitare concentrazioni di potere e soprusi”.