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Festeggiato oggi a Bolzano Bruno Bertoldi, reduce di Cefalonia che compie 104 anni

24 Ottobre 2022

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Festeggiato oggi a Bolzano Bruno Bertoldi, reduce di Cefalonia che compie 104 anni

Gli splendidi 104 anni dell’ultimo reduce di Cefalonia e Internato militare italiano, Bruno Bertoldi sono stati festeggiati oggi presso lo Spazio Resistenze di Via Torino dall’Anpi. All’Eroe, vivo e vegeto e in buona salute, è stata consegnata la tessera onoraria per il 2022 mentre il sindaco Renzo Caramaschi gli ha donato il libro di Mario Avagliano sugli Internati militari Italiani e un CD da parte dell’Associazione Divisione Acqui con l’ultima intervista del festeggiato. Nel suo brindisi Bruno Bertoldi ha voluto ricordare i- tanti ragazzi che non ci sono più e che vanno ricordati perché si sono sacrificati per la nostra libertà.
Bruno Bertoldi è l’ultimo testimone dell’eccidio nazista di Cefalonia nel quale persero la vita, su ordine diretto di Adolf Hitler, oltre 8.000 soldati italiani, ma è anche testimone di un’esperienza di vita straordinaria e di scelte fondamentali, a Cefalonia e, successivamente, nei Lager con il NO all’arruolamento nell’esercito della Repubblica di Salò, scelte che  fanno parte a pieno titolo della Resistenza, della riconquista della dignità del nostro Paese e della costruzione della democrazia e della libertà principi fondanti della nostra Costituzione repubblicana. Per questo gli auguri a Bruno non sono un fatto privato bensì un impegno affinché la sua scelta sia feconda anche nella società di oggi.
Nato il 23 ottobre del 1918 a Mitteldorf (Austria) e cresciuto a Carzano (Trento) in quello che all’epoca era Tirolo austriaco, Bertoldi fu arruolato nel 1937 a Bolzano come comandante della divisione Acqui. Sbarcato prima in Albania e poi militare di stanza a Cefalonia, sopravvisse miracolosamente all’eccidio. Il militare austriaco chiamato a fucilarlo era infatti un optante sudtirolese che già in un’occasione gli aveva risparmiato la vita e che anche in quell’occasione gli consentì di scappare. Rifugiatosi presso una famiglia greca, al termine della strage Bertoldi si consegnò alla Wehrmacht per evitare rappresaglie sul villaggio nel quale si era nascosto. Rifiutandosi di arruolarsi nell’esercito tedesco, fu caricato su un treno diretto in Polonia con destinazione finale Minsk in Ucraina. Qui Bertoldi lavorò per sei mesi come meccanico prima di essere consegnato all’Armata Rossa dai partigiani, insieme ai quali si era rifiutato di combattere pur appoggiandone la causa, quando le sorti della guerra volsero a favore dei russi e i tedeschi batterono in ritirata. Finito nelle mani dell’Armata Rossa, Bertoldi fu caricato su un treno merci dal quale però riuscì a fuggire, sopravvivendo per l’ennesima volta a morte certa. Bertoldi camminò quindi per due mesi attraverso la steppa gelata fino ad arrivare al lager di Tambov nella Russia sud occidentale, da dove venne poi trasferito in Turkestan e qui per sei mesi viene impiegato nella raccolta del cotone in un gulag. Nell’ottobre del 1945, finalmente, la libertà. Bertoldi venne caricato nuovamente su un treno che lo trasportò per 17.000 chilometri fino a Vienna e da lì in Valsugana, dove potè riabbracciare infine la madre. Nel 2013 Bertoldi testimoniò al Tribunale di Roma nell’ambito del processo contro Alfred Stork, ex caporale dei Gebirgsjäger all’epoca 90enne, accusato dell’uccisione di “almeno 117 ufficiali italiani” sull’isola di Cefalonia.

Foto. La cerimonia odierna in onore dei 104 anni di Bruno Bertoldi@ANPI

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