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Alla Mostra cinematografica Venezia 79 trionfa anche un po’ di Bolzano

12 Settembre 2022

Alla Mostra cinematografica Venezia 79 trionfa anche un po’ di Bolzano

Gli Orizzonti di Venezia “guardano” a Bolzano e più precisamente al lavoro della regista originaria del capoluogo Tizza Covi, la quale, assieme all’austriaco Rainer Frimmel, ha firmato il film “Vera”, capace di raccogliere grande apprezzamento da parte della giuria della 79esima Mostra del Cinema. Tizza è nata a Bolzano nel 1971, ha vissuto prima a Parigi poi a Berlino per approdare a Vienna, dove si specializza in fotografia, ma questo premio è anche di Bolzano. La pellicola premiata ha come protagonista Vera Gemma, che, nel ruolo di se stessa, racconta la sua vita tormentata e la sua continua lotta nel cercare di liberarsi una volta per tutte del peso dell’essere la figlia del grande attore di spaghetti western Giuliano Gemma. Il film ha ottenuto due riconoscimenti nella categoria “Orizzonti”. E che riconoscimenti, la miglior regia per la bolzanina Tizza Covi appunto, e il premio di miglior attrice per Vera Gemma. In generale quest’ anno Venezia premia l’Italia, le donne, il cinema del reale e il dramma grottesco. Questo, in estrema sintesi il Palmares di questa 79esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, dove ottiene il Leone d’oro l’unico documentario in concorso. “Allthe beauty and the bloodshed” della regista Laura Poitras, storia della fotografa Nan Goldin e della sua lotta militante contro la famiglia Sackler della Purdue Pharma. Ma vince anche l’Italia che parla inglese, ovvero quella di Luca Guadagnino con “Bones and all” coming age cannibalico-identitario, che si porta a casa ben due premi, il Leone d’Argento – Premio per la migliore regia e il Premio Marcello Mastroianni andato all’attrice Taylor Russell. Infine, il Leone d’Argento Gran Premio della Giuria, secondo per importanza, è andato a “Saint Omer” ancora firmato da una regista donna, Alice Diop che ha vinto anche Il Leone del futuro – premio Venezia opera prima “Luigi De Laurentiis”. Una storia quest’ultima tutta al femminile con il racconto di un fatto vero che ha sconvolto la Francia nel 2016 quando una senegalese fu accusata di aver ucciso la figlia di quindici mesi, abbandonandola su una spiaggia del nord della Francia. E
“Gli orsi non esistono” di Jafar Panahi, denuncia senza troppi sconti al regime iraniano, considerato da tutti il film da battere? Si porta a casa il Premio speciale della giuria, un premio certo importante, ma non abbastanza per dare un segnale forte all’Iran che tiene prigioniero Panahi per motivi artistici. Forse un’occasione persa da parte della giuria capitanata da Julianne Moore: far vincere il “cinema del reale” della Poitras e dimenticare la realtà di un regista in carcere.
A parte Guadagnino è doppietta più che meritata per “Gli spiriti dell’isola” di Martin McDonagh (il regista di “Tre manifesti a Ebbing, Missouri’) grottesca e allegorica commedia noir con lo straordinario duetto tra Colin Farrelle Brendan Gleeson, ex amici, ma ora in lotta tra loro per motivi futili ma che non mancheranno di portare all’estrema violenza (non a caso sullo sfondo la Guerra civile del 1923).
Per il film, che a volte sembra un western, è stato anche premiato con la Coppa Volpi Colin Farrel che veste i panni di Padraic, poco più di uno scemo, una specialità dei film di McDonagh, ma pieno dell’ostinazione che ne deriva. Infine, la Coppa Volpi, per la migliore interpretazione femminile è andata, più che meritatamente, a Cate Blanchett per il film TAR di Todd Fields. L’attrice australiana interpreta Lydia, una grande direttrice d’orchestra omosessuale di Berlino che a un certo punto si ritrova nel mirino di uno scandalo. La donna viene, infatti, accusata di aver favorito l’ingresso in orchestra di una violoncellista a cui si aggiungono una serie di video compromettenti messi in rete da un ragazzo e, infine, una pioggia di denunce di altre presunte molestie.

Foto, Tizza Covi