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VIVERE D’ARTE, IL DOCUMENTARIO SULLA VITA DEGLI ARTISTI ATOATESINI L’11 MAGGIO AL SUDWERK

7 Maggio 2022

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VIVERE D’ARTE, IL DOCUMENTARIO SULLA VITA DEGLI ARTISTI ATOATESINI L’11 MAGGIO AL SUDWERK

Quattro artisti: Elena Beccaro (costumista), Peter Burchia (pittore e musicista), Sabrina Fraternali (ballerina e coreografa) e Salvatore Cutrì (attore), raccontati attraverso lo sguardo intimo del regista Stefano Lisci (già autore di Luca+Silvana e Bar Mario) con la produzione di Cooperativa 19. Vivere d’arte è un documentario che racconta la vita degli artisti altoatesini durante la pandemia, appuntamento con la prima proiezione pubblica mercoledì 11 maggio alle 21:30 al Batzen Sudwerk.

L’idea di realizzare una serie di documentari brevi sugli artisti altoatesini nasce dall’esigenza di rispondere alcuni quesiti: è possibile vivere d’arte oggi? Quali sono gli ostacoli a cui un giovane artista deve far fronte per far diventare la propria passione un lavoro a tutti gli effetti? Rispondere a queste domande, già in una situazione di “normalità”, sarebbe difficile. Alla luce dei risvolti e delle limitazioni che il covid-19 ci ha posto, questi quesiti puntano i riflettori su una tematica che troppo spesso è passata e tutt’oggi passa in secondo piano.” Queste le motivazioni che hanno spinto il regista a raccontare le loro storie in 4 brevi documentari che hanno come protagonisti artisti di diversi settori: Elena Beccaro (costumista), Peter Burchia (pittore e musicista), Sabrina Fraternali (ballerina e coreografa) e Salvatore Cutrì (attore). La prima proiezione pubblica è fissata per mercoledì 11 maggio alle ore 21:30 al Batzen Sudwerk di Bolzano. Alla serata, ad ingresso libero, saranno presenti i protagonisti e l’autore del documentario. Dopo la proiezione la serata proseguirà inoltre con il live music di Peter Burchia.

Fortunatamente e gradualmente stiamo tornando alla normalità, gli eventi pubblici e le attività legate al mondo della cultura vedono la luce in fondo al tunnel. Ma per gli artisti forse non cambierà molto, come affermano i protagonisti nel documentario “per noi non c’è stata una grande differenza durante il covid, l’arte nella società viene spesso rilegata ad un ruolo marginale, come se si trattasse di un qualcosa di irrilevante. Eravamo già abituati, vivere d’arte in Italia non è affatto facile”. Eppure questa pandemia ci ha ricordato quanto quell’arte, nei momenti più bui, abbia svolto un ruolo fondamentale per la nostra società. Il documentario è raccontato in prima persona: un ritratto intimo che tenta di restituire lo stato attuale del mondo dell’arte e il significato del “vivere d’arte”.

La Cooperativa 19, che dal 2011 si occupa di attività culturali e progetti a sostegno degli artisti e dei creativi, ha deciso di produrre il documentario proprio per poter puntare i riflettori su questo argomento che spesso viene poco approfondito. In particolare per il progetto Artoteca era già stata prodotta la mini-serie “Impara l’arte e mettila da parte” che presenta le opere degli artisti del territorio coinvolgendo anche le persone incontrate casualmente per strada. Alla realizzazione di “Vivere d’arte” hanno partecipato Massimiliano Gianotti (produttore), Barbara Brugnara (organizzazione), Sonia Galluzzo e Paula Boldrin (graphic design). Il documentario è stato prodotto anche grazie al supporto del Centro Audiovisivi Bolzano, che ne ha acquistato i diritti. Il DVD del documentario è infatti disponibile al prestito presso la Mediateca del Centro Trevi.

Stefano Lisci è il regista del documentario di origina sarda, classe 1984, diplomato alla Zelig scuola di documentario. Dopo la prima esperienza sul set di “Piccola Patria” di Alessandro Rossetto ha lavorato per diversi anni in set cinematografici, tra cui “Anita B” di Roberto Faenza e su quello di “Sils Maria” di Oliver Assayas. Dal 2015 tiene dei laboratori di cinema nelle scuole medie e superiori. Nel 2016 ha curato la regia del documentario Bar Mario. Nel 2018 è stato finalista al Premio Solinas con il documentario Luca+Silvana, presentato poi in anteprima al festival Visioni Italiane e vincitore del premio del pubblico al Bolzano Film Festival.

Foto, Salvatore Cutrì