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Davide Morlacchi, una storia di sofferenza vissuta con intelligenza e umorismo

28 Aprile 2022

Davide Morlacchi, una storia di sofferenza vissuta con intelligenza e umorismo

Volto conosciuto in città e raccoglitore di like con i suoi post, ammalia tutti con i suoi racconti di vita, in particolare su facebook, dove riesce a narrare spaccati quotidiani di vita bolzanina in cui in tanti finiscono per riconoscersi. Parliamo di Davide Morlacchi.
Oltre ad uno spiccato senso dell’umorismo e della scrittura, Davide è riuscito a impressionare tutti per trattare spesso nei suoi scritti pubblici anche un problema che lo riguarda molto da vicino, di cui poco si parla, ma che colpisce anche nella nostra provincia un gran numero di persone, molte, sempre più giovani. Con autoironia davvero invidiabile e un utilizzo intelligente dei nuovi strumenti della comunicazione è riuscito a rendere familiare e a normalizzare quella che in medicina è chiamata sindrome di Tourette, un disturbo neurologico caratterizzato da tic ripetuti consistenti in suoni e spasmi muscolari improvvisi. Memorabile sui social uno dei suoi racconti durante una delle sue tante visite al centro di salute mentale, dove racconta gag, emozioni e personaggi che lo circondano. Ma Davide non è solo Tourette, ormai sono celebri le storie con i suoi amici a quattro zampe, gli aneddoti documentati legati a sua nonna, e il suo rapporto faschion con lo street food.
Abbiamo voluto sentirlo per porgergli alcune domande su come oggi vive questa sua condizione singolare.

Quanto ti ha fatto soffrire quello che oggi riesci a raccontare con umorismo?
La malattia ha incominciato a farsi sentire quando avevo appena sei anni e in quel periodo a livello medico era ancora praticamente sconosciuta. Per i più ero considerato come un bambino strano, forse matto. Devo ammettere che nonostante il mio carattere tranquillo non è stato affatto facile. Ad ogni tic, vocalizzo o altro spasmo finivo per essere la mira di qualcuno che si domandava il perché di questi versi, di questi gesti o di questi urli. Venivo ammutolito e pregato di smetterla immediatamente, nonostante non avessi il controllo a potere fermare gli impulsi. Fino a pochi anni fa ero davvero non tollerato, negli ultimi anni si è diffusa invece una maggior conoscenza e sensibilità della sindrome.

E le persone affettivamente più vicine?
Alcuni amici furono i primi a non comprendere e a tollerare la cosa. Ma gli anni passano e crescendo assieme, ognuno ha un po’ metabolizzata a modo proprio. Chi mi aiutato fin dall’inizio sono stati i miei genitori, mi hanno per prima cosa insegnato con pazienza di non dovermi scusare ad ogni spasmo. Con fermezza dico però che un ruolo importante è stato giocato dai miei migliori amici di sempre: Angelo, Luca, Achille e Claudia. Non ci fossero stati loro, probabilmente non sarei nemmeno arrivato ad acquisire la consapevolezza di oggi. Devo a loro molto, soprattutto l’aver imparato a non piangermi sempre addosso.

Quando hai capito che la tua esperienza poteva essere d’aiuto agli altri?
Non so quanto la mia esperienza possa essere effettivamente d’aiuto ad altri, certamente ho capito che esternalizzarla aiuta indirettamente molto me stresso. Sdrammatizzare o autoironizzare in situazioni anche imbarazzanti o quantomeno spiacevoli mi aiuta a vedere le cose con un altro spirito. Essere troppo severi con se stessi soprattutto se hai la Tourette non ti porta a nulla. Se ti scappa un urlo mentre stai facendo la spesa al Despar, e tutte le signore che hai intorno si girano, meglio fare un bel sorriso senza dare troppo peso alla figuraccia appena fatta. Anche nelle situazioni più imbarazzanti, il segreto è provare a cercare un pensiero rasserenante a cui potersi aggrappare.

Come nasce invece la tua passione per la scrittura in relazione alla sindrome Tourette?
La scrittura e la successiva condivisione social sono un modo come un altro per potermi esprimere e far sapere in maniera più o meno colorita cosa posso aver visto, sentito o provato. Scrivere, sapendo di aver fatto ridere e poi riflettere qualcuno è una bella sensazione, forse egoistica, ma mi aiuta a stare bene.

A modo tuo come definiresti Bolzano, la città dove abiti, la tua città?
Bolzano è indubbiamente un paradiso. Benché io ami il mare, il sole e le onde, ma quando il cielo è sereno vedere le nostre vette dolomitiche baciate dal fenomeno dell’enrosadira è uno spettacolo che possono godere veramente in pochi. Solo per questo varrebbe la pena vivere in questo nostro piccolo grande “Paese”.

Davide è modello per molti che si trovano a dover convivere con Tourette. La sua storia di riscatto e di crescita è una storia positiva, di futuro e di speranza. Sta pensando alla scrittura di un libro, che siamo certi riuscirebbe a farci ridere, ma anche emozionare, toccando le corde giuste di ognuno di noi.