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“OUR HISTORY”, 25 anni di ricerca storica

14 Marzo 2022

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“OUR HISTORY”, 25 anni di ricerca storica

Partono oggi tre eventi all’aperto: due mostre entrambe intitolate “OUR HISTORY”, una a Bolzano nella galleria pedonale tra via Garibaldi e via Mayr Nusser e l’altra a Merano attraverso un circuito espositivo di 25 gigantografie – una per ogni anno – in luoghi diversi della città. A Merano la mostra viene affiancata da una proiezione di forte impatto visivo sulla facciata della Cassa di Risparmio nell’omonima via.  Gli eventi a Merano si concludono il 27 marzo, quello a Bolzano il 9 aprile.
Gli scatti rappresentano il lavoro di ricerca svolto in cinque lustri dai membri del sodalizio e le diverse pubblicazioni scaturite nel tempo. Ogni immagine è esemplificativa ed evocativa della sfaccettata storia del Sudtirolo e in particolare di Bolzano e Merano e dei loro cittadini fra il 1900 e i giorni nostri.
A Bolzano, grazie all’opera di Barbara Ricci, Fabrizio Miori e Maurizio Pacchiani e al coordinamento di Tiziano Rosani, si è potuto popolare uno spazio di passaggio rendendolo testimone delle ricerche e riflessioni proposte negli anni: la galleria pedonale tra via Garibaldi e via Mayr Nusser. Il luogo è insolito per una mostra, un passaggio fra un parcheggio e una piazza, in una zona della città che sta vivendo una notevole e per certi versi epocale trasformazione urbanistica. Nei sei impianti luminosi compariranno a intervalli regolari sei gigantografie che intratterranno il folto pubblico di passaggio nella galleria con una raccolta di immagini storiche che raccontano la produzione de La Fabbrica del Tempo.
A Merano la mostra è a cielo aperto: si tratta di un circuito espositivo di 25 gigantografie – una per ogni anno – affisse sui grandi spazi delle prefissate dislocate in vari punti della città, dalle vie del centro a quelle periferiche, col preciso intento di dialogare con i concittadini tutti. La mostra “OUR HISTORY”, ideata da Rosanna Pruccoli, assolve così al duplice desiderio di narrare le tante storie che intrecciandosi vanno a creare il “gobelin” variopinto del nostro passato in quanto altoatesini/sudtirolesi e in quanto membri dell’associazione.
A Merano la mostra viene affiancata da una proiezione di forte impatto sulla facciata della Cassa di Risparmio nell’omonima via.
La Fabbrica del Tempo ha dunque raggiunto un traguardo importante con i suoi venticinque anni di riflessione critica sulla storia dell’Alto Adige, indagando il passato da punti di vista insoliti e rivelatori. La storia è un bene comune. Conoscerla attiva e potenzia la democrazia e la partecipazione consapevole dei cittadini alla vita della collettività. È un sapere critico che vive nel dialogo.
Per questo la Fabbrica ha sempre valorizzato pratiche ed esperienze che prevedono il coinvolgimento attivo di gruppi e di comunità (per es. raccolta di fotografie d’epoca), gli interventi come quelli a Lana e a Vadena e altre esperienze che consentono l’emergere di una documentazione inedita (è stato il caso della ricerca sulle Opzioni). Ha infine cercato di restituire al passato complessità e prospettiva vitale, dando valore a un patrimonio culturale che rischiava di andare perduto senza lasciare traccia (Alumix, Razionalismo).
La memoria non è un magazzino o un deposito indifferenziato, la memoria è un’opera in corso, un vivaio di rappresentazioni. Fare memoria, o meglio, costruire la memoria, implica sempre una scelta, politica ed etica. Nello stesso tempo è anche esperienza fisica e concreta, emozionale e artistica, per esempio quando si prende in mano un documento o una vecchia fotografia, quando si legge o si ascolta la testimonianza di una vita vissuta, o quando si riesce a guardare davvero per la prima volta un edificio interessante che nella fretta del quotidiano era diventato invisibile. Questa memoria rende viva e presente la ricerca storica.
La Fabbrica, come evoca il nome, costruisce, produce, crea contenuti. Apre al dialogo tra cittadini e amministrazioni, al confronto con realtà diverse. È evoluta nella compagine e negli obiettivi, aggregando di continuo forze di più recente acquisizione.
I lavori svolti nel tempo riguardano la città di Bolzano e zone diverse del territorio, affiancando all’iniziale attenzione per la comunità italiana, rimasta un po’ ai margini della ricerca più ufficiale, quella per i drammi vissuti da quella tedesca e ladina, passando dalla zona industriale, dal mondo operaio nato a fine anni Trenta, alle opzioni che hanno lacerato la società altoatesina prima e durante la guerra. Le analisi sociali ed economiche si alternano a quelle artistiche e a un interesse per l’urbanistica e lo spazio urbano, per studiare singole istituzioni rilevanti per la provincia nel tempo (Kurhaus, Ippodromo). Attenta a riconoscerne la necessità e a spingere per il Museo delle Semirurali, per il recupero della centrale ex Montecatini (ormai riuscito con il polo espositivo e di ricerca del NOI Techpark) come per le vite delle famiglie immigrate dalle vecchie province prima e dopo la guerra, l’associazione lascia alla fruizione del pubblico le “fatiche” dei soci e collaboratori.
25 anni di pubblicazioni, di ricerca storica, video, documentari, mostre e conferenze. Un’attività giunta ad un quarto di secolo con ancora parecchio entusiasmo e molto da dire. Si tratta di contributi di ricerca diversi: oltre infatti a un comitato scientifico, l’associazione lascia spazio a collaboratori di vari settori che di volta in volta approfondiscono temi diversi e portano nuova linfa alle ricerche, mantenendo però sempre la stessa filosofia, cioè esplorare la storia partendo da situazioni specifiche, vive e concrete, per arrivare per questa via a capire meglio le grandi direttrici della storia. In Alto Adige/Südtirol ci sono zone inesplorate e ambiti su cui è utile porre luce nuova. Qui si concentra l’attenzione di questo gruppo di persone attive che porta a posare significativi mattoni su cui anche altri poi potranno costruire o a appoggiarsi per proseguire i filoni di ricerca. È la passione che guida queste persone a collaborare e confrontarsi costruttivamente, in un’epoca in cui la collegialità è un bene sempre più raro.