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“Tachipirina e vigile attesa”: il quinto parere del Comitato Internazionale per l’Etica della Biomedicina (CIEB)

23 Gennaio 2022

“Tachipirina e vigile attesa”: il quinto parere del Comitato Internazionale per l’Etica della Biomedicina (CIEB)

Il prossimo 3 febbraio è in programma l’udienza collegiale dinnanzi al Consiglio di Stato riguardante l’appello presentato dal Ministero della Salute avverso la sentenza del Tar Lazio, che annullava la circolare sulle terapie domiciliari limitatamente al trattamento del Covid con il paracetamolo e l’osservanza della “vigile attesa” (il nostro servizio: https://www.buongiornosuedtirol.it/2022/01/cure-domiciliari-e-il-decreto-cautelare-del-consiglio-di-stato-il-commento-dellavvocato-grimaldi/). Il pronunciamento del Tar è stato sospeso, attraverso un atto monocratico, dal neopresidente del Consiglio di Stato, Franco Frattini. Sulla vicenda si è espresso anche il Comitato Internazionale per l’Etica della Biomedicina (CIEB), che nei giorni scorsi ha diramato un parere (il suo quinto: https://www.ecsel.org/wp-content/uploads/2022/01/V-Parere-CIEB-2.pdf). Oltre ad aver affrontato la tematica delle terapie, il CIEB ha analizzato la situazione contingente, caratterizzata dalla gravissima deriva democratica verso cui sta sprofondando l’Italia (a partire dall’1 febbraio non sarà più possibile ritirare personalmente nemmeno la pensione alla Posta, se sprovvisti del Green Pass!). Abbiamo fatto il punto con il professor Luca Marini, docente di diritto internazionale all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, già vice presidente del Comitato Nazionale per la Bioetica e promotore del CIEB, unitamente ai professori Francesco Benozzo dell’Università di Bologna ed a Laurent Mucchielli del Centro nazionale francese delle ricerche.

Professor Marini, il parere del CIEB ha suscitato parecchie critiche negli ambienti istituzionali e di Governo: perché?

“Davvero? Il CIEB, in fondo, si è limitato a ricordare agli Italiani che la disciplina della “vigile attesa e la tachipirina” ha di fatto ostacolato l’attività dei medici di base e ha finito per lasciare insoddisfatta l’esigenza di individuare terapie mirate contro il COVID, che a sua volta è la condizione essenziale per autorizzare l’immissione in commercio dei cosiddetti vaccini anti-Covid. Aggiungo che il Ministero della Salute, dal novembre 2020 a oggi, ha avuto ben 14 mesi di tempo per decidere se modificare o abrogare la disciplina della “vigile attesa e tachipirina”, anche in considerazione dell’evoluzione delle conoscenze scientifiche. Tuttavia ha ritenuto di non farlo, anzi, l’ha confermata nell’aprile 2021. Era inevitabile che prima o poi questa vicenda sarebbe venuta a galla”.

La circolare sulla “vigile attesa e tachipirina” di fatto vietava l’uso di terapie che erano note fin dall’inizio (o quasi) della pandemia…

“Non faccio il medico e posso solo riferire quanto ho letto e cioè che, ad esempio, l’efficacia delle terapie basate sull’idrossiclorochina era nota fin dal 2020. E trovo quindi singolare che il Ministero si sia preso la briga di precluderne l’impiego, intervenendo in modo così stringente al riguardo. È vero che in questi giorni qualcuno sta facendo i salti mortali per ricordare che le due circolari ministeriali sulla “vigile attesa” non dispiegano effetti vincolanti per i medici e che si limitano ad introdurre mere raccomandazioni: ma è singolare ricordarlo proprio ora, non trova?”.

Cosa pensa del “salvataggio” della circolare ministeriale operato dal Consiglio di Stato?

“Che questo salvataggio conferma la tendenza, sdoganata dallo stato di emergenza, di concentrare decisioni e potere decisionale nelle mani di singoli individui o, se si preferisce, di organi monocratici. Dopo la serie infinita e mai conclusa di DPCM, ci mancavano anche i Decreti del Presidente del Consiglio di Stato!”.

Nel suo parere il CIEB auspica l’intervento umanitario di altri Stati in Italia. Non Le sembra una soluzione un po’ forte?

“Direi proprio di no. Se questo Governo intende continuare sulla sua strada e mettere a repentaglio la salute non solo dei cittadini italiani, ma anche degli stranieri residenti in Italia, imponendo loro di partecipare alla sperimentazione di massa di un farmaco dagli effetti ignoti che la stampa compiacente si ostina a definire “vaccino”, non vedo perché gli Stati di cui gli stranieri in questione sono cittadini non debbano intervenire in Italia per proteggere i propri nazionali e, al contempo, i cittadini italiani. Del resto, gli interventi a scopo umanitario sono ben noti alla prassi internazionale”.

Più in generale, qual è la Sua opinione sull’intera vicenda Covid?

“È singolare che in Italia, in due anni di emergenza, praticamente nessuno si sia preoccupato di fare chiarezza sull’origine del virus Sars-CoV-2 e sulle cause della sua diffusione; che si faccia fatica a mettere in discussione una narrazione pandemica che cela gli intrecci tra il mondo scientifico, accademico, mediatico e politico, asserviti agli stessi poteri finanziari; che praticamente nessuno abbia realizzato come la crisi sanitaria, gestita con gli strumenti del terrore, sia servita a destabilizzare l’economia e a giustificare l’introduzione di misure liberticide e discriminatorie, preludio all’accettazione acritica di regimi totalitari. Nel quadro di quella che non esito a definire una truffa di portata planetaria, gli Italiani hanno pagato quasi trent’anni di cieca fiducia e di esaltazione della tecnologia, del mercato e del progresso: quando questa storia finirà, bisognerà ripartire da nuove basi culturali, etiche e civili”.

Quali scenari prevede?

“Tra pochi giorni il Parlamento e i presidenti delle Regioni saranno chiamati a eleggere la più alta carica dello Stato. Qualora questa elezione finisca per rafforzare le tecnocrazie globalizzanti e transumaniste che imperversano da due anni a questa parte nell’Europa occidentale, personalmente intravedo due rischi: in primo luogo che l’Italia imbocchi la strada delle revisioni costituzionali senza ritorno, ancora più oppressive dei diritti e delle libertà fondamentali; e in secondo luogo che si radicalizzino le scelte scellerate condotte dal Governo in carica con il pretesto dell’emergenza sanitaria. Se si realizzasse questo scenario, non credo che questo Paese godrà in futuro di molta stabilità sociale”.

Non Le sembra di essere un po’ pessimista?

“Semmai realista. Sarà perché mi occupo di relazioni internazionali, ma io vedo straordinarie affinità tra la situazione italiana attuale e quella della Germania degli anni Trenta, dove la crisi della Repubblica di Weimar portò, nell’arco di appena due anni, al successo elettorale del Partito nazional-socialista dei lavoratori tedeschi (luglio-novembre 1932), alla nomina di Hitler a cancelliere della Repubblica (gennaio 1933) e infine alla fusione delle cariche di cancelliere e di presidente della Repubblica, voluta dallo stesso Hitler dopo l’uscita di scena del presidente von Hindenburg e sancita da un democraticissimo referendum popolare (agosto 1934). Sostituisca i nomi che ho citato con altri di fantasia e si accorgerà che il copione potrebbe essere simile”.

L’ultima parola spetta comunque alla politica…

“Vedremo cosa decideranno nei prossimi giorni i nostri politici, mentre cresce il numero delle persone costrette a rinunciare allo stipendio, alla pensione e alle cure sanitarie solo perché non intendono partecipare ad una sperimentazione di massa. Certo è che nei prossimi giorni, con l’elezione del Capo dello Stato, la politica e i politici italiani si troveranno di fronte ad un bivio e non avranno più alibi: o salvaguardare finalmente la salute, la sicurezza e il benessere dei cittadini (e degli stranieri residenti in Italia) o assumersi direttamente e personalmente una responsabilità storica di cui qualcuno, prima o poi, li chiamerà a rispondere. Sto parlando, tanto per essere chiari, di crimini contro l’umanità, per i quali non vedo altre alternative che una nuova Norimberga”.