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Max Weiler, tra i grandissimi pittori austriaci del secondo dopoguerra

10 Agosto 2021

Max Weiler, tra i grandissimi pittori austriaci del secondo dopoguerra

L’artista Max Weiler è senza dubbio uno dei più rappresentativi artisti della Repubblica austriaca. In Italia forse non lo si conosce tanto, benché nel 1960 fosse stato il rappresentante dell’Austria alla XXX. Biennale di Venezia. In fondo in Europa nonostante le varie importanti rassegne d’arte, come la Biennale di Venezia, la Documenta di Kassel e altre, tendiamo a rimanere ancora troppo provinciali. Un provincialismo che si mostra non poco anche in Italia. Anche in altri Stati europei si notano certi fenomeni ed è proprio per questo che i programmi di interscambio all’interno dell’Unione Europea andrebbero rinforzati ancora di più. Chissà se con la fobia del diverso, dell’altro che si sta sempre più diffondendo nel vecchio continente avremo ancora voglia di conoscere quanto i grandi maestri austriaci, tedeschi, francesi, olandesi, etc. hanno voluto insegnarci? È difficile fare delle previsioni. In ogni caso l’immensa arte di Max Weiler merita di essere conosciuta e ammirata. Il grande pittore austriaco, nato il 27 agosto 1910 ad Absam nei pressi della piccola Hall nel Tirolo, prima di accedere a soli vent’anni all’Accademia di Belle Arti di Vienna, frequenta il liceo dei francescani a Mehrerau vicino a Bregenz, il liceo dei francescani a Hall nel Tirolo e l’Istituto Magistrale a Innsbruck, dove consegue la maturità. All’Accademia di Belle Arti studia con il famoso pittore viennese Karl Sterrer. In quegli anni inizia ad interessarsi per l’antica pittura cinese della dinastia Sung, una forma d’arte che successivamente influenzerà notevolmente il suo stile. Solo pochi anni dopo, nel 1936, accetta l’incarico dell’architetto Clemens Holzmeister di collaborare ai lavori di decorazione della cappella austriaca per la mostra internazionale del 1937, nonché la pittura su vetro “Bund im Blut des Sohnes”. Nel 1945 dipinge degli affreschi nella splendida chiesa presso la rocca Hungerburg di Innsbruck. Scegliendo di raffigurare dei tirolesi con i loro costumi tradizionali ai piedi del Gesù crocifisso, Weiler scatena un dibattito polemico, tanto che per diversi anni gli affreschi saranno persino coperti. Nulla di strano, considerando i molti episodi di intolleranza avvenuti nella storia dell’uomo. Basti pensare agli affreschi di Michelangelo poi coperti da Daniele da Volterra, detto il Braghettone. Dagli anni 50 Max Weiler inizia a dedicarsi ad una pittura più informale, allontanandosi da ogni forma di pittura figurativa. Dopo l’importante presenza alla Biennale di Venezia inizia ad insegnare all’Accademia di Belle Arti di Vienna nel 1964, dove rimase fino al 1981. Nel 2001 muore all’età di 90 anni nella capitale austriaca, conosciuto in tutto il mondo come uno dei più importanti esponenti dell’arte austriaca del ventesimo secolo.

Foto, opera di Max Weiler presso la stazione centrale di Innsbruck

Giornalista pubblicista, scrittore.
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