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La domenica non si fa più la spesa

6 Maggio 2021

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La domenica non si fa più la spesa

In Alto Adige è quasi passato un anno dal ritorno della regolamentazione delle aperture domenicali e festive nel commercio, come ricorda l’Unione commercio turismo servizi Alto Adige.
“Questi mesi l’hanno mostrato con chiarezza: l’apertura dei negozi alla domenica non è più una necessità. Nelle domeniche di apertura non si fanno quasi più acquisti. Le persone vivono ugualmente e sono rifornite di tutto ciò che serve loro”, sintetizza il presidente dell’Unione Philipp Moser. “Dal nostro punto di vista è quindi sensato continuare a regolamentare gli orari di apertura dei negozi”, prosegue Moser.
“Le esperienze dell’anno passato ce l’hanno insegnato, e sono la conferma che non esiste la necessità di tenere aperti i negozi la domenica e i festivi. Nel frattempo è anche cresciuta la sensibilità verso il riposo domenicale, diventato una vera priorità”, precisa il presidente dell’Unione.
L’Unione intende proseguire il suo impegno per la reintroduzione di una regolamentazione degli orari di apertura dei negozi e, soprattutto, di una nuova regolamentazione degli orari di apertura alla domenica e nei festivi. A fine luglio 2020 la Commissione dei 12 ha approvato la norma di attuazione per un’autonoma regolamentazione degli orari di apertura domenicali e festivi nelle Provincie di Trento e Bolzano. La proposta della commissione per l’autonomia attende ora il via libera dei ministeri competenti.
Da sempre l’Unione auspica una normativa locale per gli orari di apertura e per una regolamentazione degli orari di apertura domenicali che vada a vantaggio della varietà del commercio altoatesino. “Abbiamo bisogno di una soluzione su misura delle necessità dell’Alto Adige che preveda anche eccezioni per le località turistiche, per il commercio di vicinato e per le aziende della tradizione”, sottolinea il presidente dell’Unione.
Le domeniche e i festivi appartengono alle famiglie, ai nostri valori e al riposo. Di domenica non viene generato fatturato in più, ma si divide in sette giorni quello che già si genererebbe normalmente – a tutto svantaggio delle nostre molte aziende familiari con i loro collaboratori, conclude l’Unione.

Foto, Philipp Moser