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Partito Comunista Italiano e il viaggio nella complessità

3 Febbraio 2021

Partito Comunista Italiano e il viaggio nella complessità

La storia del Partito comunista italiano è sempre stata oggetto di ricerca, di analisi e di giudizio e ancora oggi, a un secolo dalla sua nascita il PCI. fa dividere e discutere: gli analisti e gli storici impegnati hanno ricostruito gli eventi talvolta condizionati da pregiudizi ideologici. E ripercorrere, anche in maniera schematica, la storia del PCI, rileggerne nel profondo le cause e i fenomeni e interrogarci su tale passato – dagli albori al disfacimento – serve a fornire chiavi di lettura del presente. Gli anniversari sono idonei a ricordare: se incontri, confronti, momenti comuni di narrazione e di riflessione ed anche celebrazioni retoriche o semplici abiure creano processi rievocativi, chiediamoci se – ad esempio – nella memoria storica comunista è presente che nel 1947 il PCI era favorevoleal mantenimento delle “nostre” colonie in Africa e che la Somalia dovesse rimanere italiana. È roba muffita e storicamente esaurita oppure è una posizione politica rilevante? E ancora. Il 19 settembre 2019 il Parlamento europeo ha approvato la mozione di condanna del comunismo come sistema politico “totalitario” mettendolo sullo stesso piano con il nazismo: è una verità storica o una falsificazione ignobile? Perché i rappresentanti del PD – eredi del comunismo – in quella circostanza hanno espresso voto favorevole? Grande è la confusione sotto il sole e senza veritàuna e unica come “…unicuique suum, “a ciascuno sia dato quanto gli è dovuto” non si costruisce la Storia, così proclama il motto che affianca il titolo dell’Osservatore Romano. Era il 21 gennaio 1921 quando al Congresso del Partito socialista di Livorno nacque il Partito comunista rivoluzionario. Fu così che il comunismo mise radici in Italia e i principi della rivoluzione russa iniziarono a diffondersi nel nostro paese. Fu così che in tale neo-partito si intrecciarono il progetto nazionale per la costruzione in Italia del comunismo e lo schema internazionale. Fu un forte legame politico, ideologico, e “finanziario” con l’Unione sovietica, quale patria del socialismo ed esempio di una società “altra”. Ancora oggi ci si chiede se fu un intreccio vivo e vitale di doppia lealtà o fu invece un segno di ambiguità. La risposta rimane incerta o sospesa anche se tale enigmatico rapporto nel corso del tempo cambiò diventando a mano a mano un impaccio non da poco fino all’accettazione definitiva da parte del PCI del mondo occidentale capitalistico e dell’alleanza militare “sotto l’ombrello della Nato”.

Nell’attuale stato di emergenza sanitaria pubblica, in questa infelice Italia politicamente “irrespirabile” e incerta, in cui da mesi viviamo intrappolati, il ricordo del Partito comunista italiano è apparso ai più in sordina e privo dell’esigenza di un giudizio definitivo e certo. È come se fosse stato rimosso. La sua fine non esaltante, avviata dalla “svolta” occhettiana della Bolognina, induce studiosi a rileggere la storia nel modo di “fatta a pezzi”, assumendone positivamente alcune parti e liquidando il resto per evitare questo o quel “peccato”. Onestà intellettuale e rigore storiografico sono assenti. Si legge della “svolta di Salerno” del 1944, del “compromesso storico”, del “centralismo democratico”, “del cambio di nome del partito”, della “solidarietà nazionale” ecc. ma poco dell’abbaglio del PCI – nato quale organo rivoluzionario mondiale – della sognata e mancata rivoluzione in Italia sul modello russo del 1917 oppure della trascurata sensibilità al riformismo socialista e ai temi della modernizzazione craxiana. Appare ancora non maturo il momento in cui gli ex attivisti comunisti – non più dominati da profonda passione possano parlare della loro presunta diversità comunista e della mutazione genetica del loro partito e spiegare a ragione la trasformazione del grande partito comunista d’Occidente in partito liberal-democratico a orientamento riformatore Il tema rimarrà ancora oggetto di riflessione critica. E sarebbe negativo non affrontare gli avvenimenti e non discuterne o magari ridurre il tutto a un colpo di testa o di piccone della gestione occhettiana.

 Ma chi crede alle affermazioni di ex dirigenti politici che dichiarano che i loro partiti rispettivamente Alleanza Nazionale era figlia della cultura di Gramsci oppure che il PCI aveva sin dalla sua origine “natura” socialdemocratica e non rivoluzionaria? Nobili esempi d’immensa arena della Storia o profondo tradimento ideologico? Altro è affermare che la classe politica “dominante” è debole e deficitaria e ci fa assistere a spettacoli imbarazzanti come quello -ad esempio-di un capo di governo che va a cercarsi una “qualsiasi” maggioranza numerica in parlamento!L’ideologia comunista se appare “superata”, ha tuttavia la forza di suscitare passioni, accendere emozioni, provocare reazioni e forse anche rimpianti o nostalgia…..e allora  “onore al comunismo? …per niente, roba di altri tempi, anzi esequie e oblio” perché siamo di fronte alla storia. È cosi

Antonino Papa (21 gennaio 2019, 1 parte continua)

In foto, Antonio Gramsci , partecipò alla fondazione del Partito Comunista