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Alto Adige, lockdown Confesercenti amareggiati, dure critiche, loro richieste disattese

6 Febbraio 2021

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Alto Adige, lockdown Confesercenti amareggiati, dure critiche, loro richieste disattese

“Lockdown duro? Sì, ma con il ventre molle e a macchia di leopardo”. Confesercenti Alto Adige ha appreso ieri sera con una certa amarezza le disposizioni della giunta provinciale per le prossime tre settimane, a partire da lunedì. A spiegare tutte le perplessità ci sono il presidente e la vice dell’associazione di categoria Federico Tibaldo ed Elena Bonaldi. “Purtroppo sono state sostanzialmente disattese le richieste che avevamo fatto negli incontri con i rappresentanti istituzionali. Pur dimostrandoci sempre disponibili a comprendere la difficile situazione sanitaria abbiamo sempre lavorato su due piani di proposte: massimo rigore con tutti oppure un sistema con forte affidamento sui controlli. Non riscontriamo nessuno dei due scenari in queste scelte”.

Il primo scenario ipotizzato viene illustrato da Bonaldi: “Siamo di fronte ad un dispositivo che, di fatto, colpisce solo la categoria dei negozianti lasciando comunque bar e ristoranti nelle difficoltà di prima. La sensazione è che si chieda un sacrificio solo ad alcuni ma non a tutti e sempre alle solite categorie. Siamo i primi ad avere piena coscienza della drammaticità sanitaria ma, proprio in ragione di questo, andrebbe disposta la collaborazione di tutti i settori. L’appello a remare nella stessa direzione viene fatto all’intera cittadinanza ma chi pagaia con grande sofferenza, in realtà, sono solo alcuni”.

L’aspetto dei controlli, invece, è affrontato da Tibaldo. “Nessuno auspica uno stato di polizia con sanzioni a raffica ma va detto che i controlli potrebbero essere una soluzione su cui puntare maggiormente. Piuttosto che chiudere a doppia mandata tutti in negozi, mettendo a rischio attività sull’orlo della chiusura, è meglio accettare norme anche molto severe. Regole che permettano a tutti di continuare a lavorare nelle medesime condizioni con una certa garanzia di rispetto delle disposizioni”.

Sensazione piuttosto diffusa tra i negozianti, inoltre, è quella della rabbia per un timing scadente ed una gestione discutibile della comunicazione provinciale. “Prima un comunicato stampa a tarda sera con alcune ovvie generalizzazioni e poi una conferenza stampa la mattina dopo. Il tutto senza mettere a disposizione l’ordinanza che è l’unico documento grazie al quale possiamo dare risposte certe agli associati. Le persone e le famiglie sono state gettate nell’ansia aggiungendo a questo un’angosciante indeterminatezza. Hanno aperto drammatici punti di domanda lasciandoli galleggiare. Andava sicuramente gestito meglio l’impatto psicologico di notizie del genere. E’ evidente”.

Le richieste, infine, sono chiare: “Chiediamo alla politica una rimodulazione delle norme con maggiore compattezza e coerenza. Nel frattempo valuteremo tutte le strade possibili per tutelare un settore che ora rischia davvero di fare i conti con gli spettri di fallimenti e chiusure. Parliamo di tante famiglie e di tante persone. È nostro dovere ascoltarle”

Foto, Federico Tibaldo