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Il “Comitato Cura Domiciliare Covid” chiede gli atti ad Aifa per l’omesso utilizzo dei monoclonali

19 Dicembre 2020

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Il “Comitato Cura Domiciliare Covid” chiede gli atti ad Aifa per l’omesso utilizzo dei monoclonali

Dopo il via libera del Consiglio di Stato sulla somministrazione dell’idrossiclorochina, in modalità off-label, nel trattamento precoce contro il coronavirus, ecco palesarsi un’altra battaglia giudiziaria: il “Comitato Cura Domiciliare Covid”, tramite l’avvocato Erich Grimaldi (autore del ricorso, vinto, presso il Consiglio di Stato) ha infatti inviato ad Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco), alla Presidenza del Consiglio, al Ministero della Salute e a tutte le Regioni italiane, un’istanza per richiedere l’accesso agli atti con invito ad adempiere alla sperimentazione nella cura del Covid con gli anticorpi monoclonali. Nella diffida il legale dichiara: “Il nostro Paese, che si appresta ad affrontare la terza ondata dell’emergenza Covid-19, allo stato non dispone di una terapia a base di anticorpi monoclonali, i quali avrebbero, secondo alcuni esperti, il potere di neutralizzare in tre giorni il virus, evitando il ricovero”. Il “Comitato Cura Domiciliare Covid” non si capacita, inoltre, del fatto che lo Stato italiano, pur avendone la disponibilità, non abbia ancora permesso l’utilizzazione dei monoclonali: “I farmaci vengono prodotti nello stabilimento di Latina che li ha inviati agli Stati Uniti dove da qualche settimana vengono utilizzati con ottimi risultati. Massimo Clementi, virologo del San Raffaele di Milano, in un’intervista ha denunciato l’impasse dello Stato italiano che, pur disponendo di tali farmaci gratuitamente sul territorio, inspiegabilmente non li ha utilizzati per salvare la vita di migliaia di pazienti italiani. Era stata data all’Italia la possibilità di usare questi anticorpi attraverso un cosiddetto ‘trial clinico’, nel quale 10mila dosi del farmaco sarebbero state proposte a titolo a gratuito, ma sono state respinte misteriosamente mentre il Paese precipitava nella seconda ondata. A suffragio della validità della cura c’è il documento sottoscritto, quindi, anche da parte dei medici iscritti al Comitato e che già si sono battuti per l’idrossiclorochina, citando “uno studio di Fase 2 randomizzato, condotto negli USA”, i cui risultati sono stati illustrati sul prestigioso New England Journal of Medicine”. Si legge ancora nell’istanza: “A quanto emerso l’FDA, in data 9 novembre 2020, ha autorizzato l’uso di emergenza di tale farmaco e gli Stati Uniti ne hanno acquistato 950 mila dosi, seguiti dal Canada. In Europa, invece, si aspettava il via libera dell’Ema che non autorizzava medicinali in fase di sviluppo. Una direttiva europea del 2001 consente ai singoli Paesi UE di procedere all’acquisto e la Germania ha completato la procedura per autorizzarlo, pur senza il placet di Ema e a breve toccherà all’Ungheria. Il 29 ottobre, come ormai noto durante una riunione tra Aifa, Ministero della Salute, CTS ed altri specialisti era stata avviata una discussione per fare partire la sperimentazione con almeno 10mila dosi, ma è stata rifiutata con la scusa che senza l’autorizzazione Ema (Agenzia Europea per i Medicinali, ndr) non si procede”. Secondo l’avvocato Grimaldi, “In un momento d’emergenza, come chiarito anche dal Consiglio di Stato, dovrebbe essere effettuato ogni tentativo, considerando ragioni di appropriatezza e sicurezza, motivo per cui è doveroso acquisire gli atti e i verbali di questa riunione, per comprendere i motivi di questa scelta, mentre tanti cittadini italiani morivano”.