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Quelli che … sono poco tutelati

30 Luglio 2020

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Quelli che … sono poco tutelati

Il Governo italiano e la Giunta provinciale hanno garantito a migliaia di lavoratrici e lavoratori residenti in Alto Adige degli ammortizzatori sociali per la fase emergenziale al fine di salvaguardare il loro reddito. Tuttavia, ci sono diverse categorie poco o per nulla tutelate. L’IPL | Istituto promozione lavoratori ha puntato i riflettori su chi attualmente subisce tale disagio.

Nel corso dell’ultima conferenza stampa dell’Istituto concernente il Barometro IPL, il Direttore Stefan Perini avvertiva: “Già ora si sta configurando quali siano le categorie più colpite dalla crisi, mi riferisco all’intera platea dei cosiddetti “precari”, ovvero i lavoratori stagionali, tempi determinati, lavoratori interinali e a domicilio, percettori di bassi redditi, part time involontari e donne. Il rischio concreto è che il coronavirus contribuisca alla disaggregazione sociale”.

La Vicedirettrice IPL Silvia Vogliotti ha analizzato proprio le categorie maggiormente disagiate, evidenziando come “a fronte di molte migliaia di lavoratrici e lavoratori dipendenti giustamente protetti dagli ammortizzatori sociali previsti dai vari provvedimenti governativi della scorsa primavera, vi sia una quota di lavoratrici e lavoratori ancora poco (o per nulla) tutelati”. La crisi sanitaria da Coronavirus ha invero fatto venire al pettine tutti i nodi del lavoro precario, nodi che già esistevano nel nostro mercato del lavoro e nel sistema italiano di welfare legato al lavoro, caratterizzato ad un sistema complesso, disomogeneo e frammentato di tutele. Al di là delle categorie giustamente tutelate, infatti, esistono diversi “punti oscuri” nell’attuale rete di ammortizzatori.

Il primo gruppo a rischio è costituito da coloro che erano inoccupati già allo scoppio dell’emergenza sanitaria: persone in cerca di lavoro o che aspettavano di essere richiamate da datori di lavoro con cui avevano già lavorato in passato su base stagionale; persone con percorsi professionali spesso molto frammentati e con rapporti di lavoro normalmente di breve durata, la cui già precaria situazione sul mercato del lavoro ancora prima della crisi è stata ulteriormente inasprita da questa emergenza.

Il secondo gruppo a rischio è quello dei disoccupati: se da un lato è da valutare positivamente l’incremento della durata della Naspi e della DIS-COLL previsti dal decreto Rilancio, dall’altro va tenuto conto che i disoccupati, con percorsi di lavoro precari alle spalle, sono particolarmente a rischio poiché l’attuale sistema di ammortizzatori comporta per loro solo pochi mesi di indennità ed assegni assai esigui. Inoltre, per gli attuali disoccupati, una volta terminata la disoccupazione, le probabilità di ottenere una nuova occupazione saranno ancora più esigue.

Anche i lavoratori intermittenti sono una categoria a rischio, poiché possono accedere agli ammortizzatori solo a condizione che abbiano “risposto alla chiamata” per una posizione lavorativa prima del verificarsi dell’evento sospensivo o riduttivo della stessa attività lavorativa. Laddove, al contrario, nel momento dello scoppio dell’emergenza, la persona non era ancora stata chiamata e conseguentemente non stava lavorando, non ha avuto diritto all’integrazione salariale non essendoci per lei o per lui una retribuzione persa da integrare.

Per i lavoratori a termine il DL Rilancio ha incentivato le imprese nell’utilizzo del lavoro flessibile di qualità stabilendo un regime temporaneo di acausalità per coloro che fino al 30 agosto 2020 procederanno al rinnovo o alla proroga dei contratti a termine in essere al 23 febbraio. Ben venga tale previsione, ma i lavoratori a termine dopo tale data avranno ridotte possibilità di vedersi proporre un altro contratto a termine o addirittura un contratto a tempo indeterminato ed in tal caso dovranno ricorrere alla Naspi che, tuttavia, garantisce trattamenti di durata ridotta a chi ha carriere discontinue.

I giovani rischiano di scontare un notevole disagio essendo sovra-rappresentati proprio nei settori bloccati per tante settimane in primavera, ed in generale a fronte di stipendi più bassi, dovuti alla minore anzianità lavorativa, a carriere discontinue che faticheranno a decollare, oltre all’inferiore disponibilità di risparmi.

Per molte donne che non riusciranno a conciliare scuole e servizi per l’infanzia chiusi o ridotti in termini di orari per molti mesi, il rischio reale è di una loro fuoriuscita dal mercato del lavoro, in particolare per quelle lavoratrici a bassa qualifica e/o in settori in crisi e/o precarie rischiano di pagare un prezzo molto alto.

Le famiglie monoreddito devono fronteggiare anche loro una situazione critica che può diventare esplosiva se accompagnata dalla presenza di figli e ancora più nel caso di famiglie mono-genitoriali: questa crisi ha messo in luce il fatto (se ce ne fosse stata ulteriore necessità) che due redditi in famiglia rappresentano un vero “paracadute” contro ogni crisi (sia essa una crisi relazionale ma anche una crisi economica come l’attuale).

Come appena illustrato, a rischio sono molti di quei soggetti già ai margini del mercato del lavoro prima della crisi, che, a causa di carriere frammentate e contratti di breve durata, ora rischiano di venir esclusi da un sistema di ammortizzatori sociali che presume la pre-esistenza di un rapporto di lavoro e di una continuità lavorativa e reddituale che spesso questi soggetti non hanno mai avuto. La crisi sta quindi avendo a livello occupazionale un vero e proprio effetto divaricante sull’occupazione, ampliando la forbice tra lavoratori e lavoratrici più forti, stabili e tutelati e lavoratori che si trovavano già prima in condizioni economiche precarie. “Si prospetta dunque un allargamento delle disuguaglianze, della povertà ed un aumento dell’instabilità lavorativa”, spiega Silvia Vogliotti.

Partendo da un mercato del lavoro spaccato a metà, servirà quindi un rilancio vero e proprio dell’economia, pensando non solo a ricostruire e a “rattoppare” il recente passato, ma anche e soprattutto guardando al futuro e cercando di orientare i provvedimenti e gli investimenti che verranno messi in campo per “ricucire” questo strappo. Servirà trasformare la flessibilità del mercato del lavoro da “flessibilità precaria” a “flessibilità buona”, solo così si potrà cambiare in positivo.

“La nostra preoccupazione è che la crisi da Coronavirus possa far aumentare le disparità sociali. Come IPL, vogliamo rendere visibili i “punti oscuri” della rete di ammortizzatori per sviluppare – in collaborazione con la politica locale e le parti sociali – un sistema universale ed equo per ammortizzare le future crisi. Dobbiamo chiudere le attuali falle del sistema!”

Foto, Silvia Vogliotti AFI-IPL.