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PMI, gli aiuti Ue rischiano di naufragare nella burocrazia

28 Luglio 2020

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PMI, gli aiuti Ue rischiano di naufragare nella burocrazia

CNA Trentino Alto Adige: senza una piattaforma normativa snella, saranno misure inefficaci.

“Arriva dalla sburocratizzazione il primo vero aiuto alle PMI”. Lo afferma Claudio Corrarati, presidente della CNA Trentino Alto Adige.

Dall’Europa arriverà un’ingente iniezione di liquidità, ma una delle condizioni è la riforma della Pubblica Amministrazione, ovvero rendere efficiente la burocrazia. E’ anche una delle richieste avanzate anche dalla CNA nel corso degli Stati Generali con il Premier Conte.

“Ad oggi – sottolinea Corrarati – la burocrazia rappresenta l’ostacolo più grande per le piccole e medie imprese. Lo conferma l’Osservatorio CNA “Comune che vai Burocrazia che trovi”. Chi deve aprire un bar ha bisogno di 72 autorizzazioni, 65 servono per un parrucchiere, 86 per un autoriparatore. Le attività artigiane, per poter alzare la saracinesca, devono sottoporsi ai controlli di 21 autorità ispettive. Una vera e propria giungla di norme e circolari emanate dallo Stato centrale, Regioni e Comuni. Il Decreto Semplificazioni rappresenta un primo passo per liberare le imprese dalla morsa della burocrazia. E non va certo meglio nelle Provincie Autonome di Bolzano e Trento, dove ancora non si è avuto quello choc tale da rendere l’apparato pubblico semplice e snello”.

La burocrazia rappresenta di fatto un Monte Bianco da scalare per chi fa impresa nel settore alimentare. Ma se sei un artigiano la vetta da conquistare è l’Everest. Gli italiani spendono in un anno 85 miliardi di euro per mangiare fuori casa, circa 1.500 euro pro capite secondo l’indagine condotta da CNA Agroalimentare e CNA Turismo e commercio. Un business dai numeri impressionanti che riflettono un profondo cambiamento negli stili di vita degli italiani negli ultimi anni. Sono oltre 120mila le imprese del settore di cui il 60,5% artigiane. Quest’ultime mostrano una flessione dello 0,9% dal 2016 mentre quelle non artigiane crescono del 2,5% a conferma di norme discriminanti.

“Gli artigiani – sottolinea il presidente della CNA regionale – hanno accettato in questi ultimi anni la sfida dell’evoluzione dei consumi alimentari. E qui inizia l’autentica Via Crucis, provocata da una mancanza di attenzione da parte del legislatore, della macchina amministrativa centrale e periferica”.

Leggi, circolari, normative non hanno tenuto conto della riduzione di tempo libero di lavoratori autonomi e dipendenti, né della necessità di contenere i costi della pausa pranzo. Il conto di questo immobilismo è altissimo per gli artigiani. Per scongiurare l’accusa di abusivismo, ad esempio, l’artigiano che sforna pizze in teglia è costretto in genere a ottenere il titolo di esercizio di vicinato, uno strumento giuridico del commercio, per il quale possono essere indispensabili fino a venti adempimenti e 140 ore di corso. Ma è solo l’inizio di un percorso impervio per l’artigiano che, molto semplicemente, vuole offrire ai propri clienti di consumare sul posto, senza servizio assistito, le bontà del suo laboratorio. C’è una giungla di divieti e prescrizioni incomprensibili: non può mettere a disposizione della clientela sedie e tavoli, ma deve ricorrere a panche, sgabelli, mensole e piani d’appoggio, così come deve fornire solo posate e bicchieri in plastica usa-e-getta. Insomma, l’artigiano è obbligato a rendere scomoda la consumazione di un pasto. Per superare il perimetro angusto in cui è costretto, l’artigiano deve acquisire l’abilitazione di esercizio di vicinato, entrando giuridicamente nel settore artigiano. Un titolo che richiede fino a 20 adempimenti burocratici e corredato da corsi vari.

“Se l’Europa sembra pronta a dare una mano a livello economico, l’italia deve far entrare questi aiuti su una piattaforma legislativa semplificata, altrimenti le carte e la burocrazia soffocheranno gli aiuti, rendendoli inefficaci”.