Partiamo da una domanda, perché Matteo Salvini rischia un processo per la criminalizzazione di decisioni politiche riguardo la nave militare “Gregoretti”, nave da lui tenuta “bloccata” all’ancora?
Rammentiamo che non è il Senato il luogo in cui il leader della Lega debba ricevere il torto o la ragione, l’Aula è chiamata a stabilire se l’allora ministro abbia agito per “preminente interesse pubblico” o no. L’accusa, quindi, sostiene che Salvini abbia agito “non nell’interesse pubblico” nel tenere la Gregoretti “bloccata al confine”, ovvero in porto (con la garanzia di viveri per chi a bordo). L’accusa quindi ritiene che “difendere i confini” non sia “d’interesse pubblico”? La domanda segue la logica.
La “Severino” inguaia Matteo Salvini?
La legge Severino rende ineleggibili o non candidabili, oppure se già eletti li fa decadere, coloro che siano stati condannati da a più di 2 anni di reclusione per reati punibili fino a 4. Si parla di condanne definitive. Matteo Salvini quindi uscirebbe di scena alla terza condanna, quella eventualmente definitiva. Chiaramente anche arrivasse una condanna sola, s’immagini il circo mediatico (soprattutto estero) intorno ad eventuale candidatura ed elezione. Il leader del primo partito italiano, quindi avviato ad essere premier, condannato per sequestro di persone. Uno scenario complesso per gli italiani, figuriamoci all’estero. Il Paese subirebbe la solita gogna internazionale.
Un ministro della Repubblica agisce in autonomia completa?
Partiamo dall’articolo 95 della Costituzione: “Il Presidente del Consiglio dirige la politica generale del governo e ne è responsabile”, a rigor di logica sarebbe molto grave Matteo Salvini avesse agito all’insaputa del premier Giuseppe Conte, anzi si può affermare praticamente impossibile. Il premier avrebbe quindi potuto bloccare il ministro, aveva piena facoltà per “ordinare” uno sblocco. Anche su ques’ aspetto la speculazione politica ha lasciato spazio alla chiarissima funzione derivante dalla Costituzione.
L’affaire Salvini pare un gigantesco pasticcio politico che può portare turbolenze nefaste per tutta la politica italiana, anche per chi, paradossalmente lo ha accusato (pur non votandone l’autorizzazione a procedere). Una tagliola politica, che può trasformarsi in buco nero in una settimana in cui il governo si gioca praticamente tutto alle elezioni regionali (ma di fatto politiche) del fine settimana.
La giostra salviniana porta in dote punti percentuali con segno meno e più, punti che saranno decisi nella partita regionale, soprattutto in Emilia Romagna, ove si giocherà una partita (a meno di clamorosi scivoloni) gomito a gomito. Il 27 gennaio avremo delle risposte più chiare.