La ”mamma-tigre” è ormai una metafora nota. Descrive un modello educativo materno che, negli ultimi anni, si è diffuso anche da noi. Si tratta di uno stile genitoriale nato in Cina che vede le madri impegnate a curare lo sviluppo dei figli e seguirli nello studio con piglio severo e esigente, con disciplina, regole e punizioni. L’esatto contrario dello stile permissivo e accondiscendente che ormai da molti anni imperversa in occidente.
Il problema è allora definire qual è lo stile educativo più funzionale per la crescita dei figli, quello che aiuta lo sviluppo e permette di realizzare se stessi facendo emergere i talenti. La parola “educare” significa proprio questo. Derivata dal latino educere, che vuol dire “condurre fuori”, e analogamente al tedesco erziehen (educare) che contiene nella sua radice ziehen il significato di “tirare” educare è un “tirar fuori” e non un “mettere dentro” o “riempire un secchio”.
Nella pratica educativa le mamme-tigri, che interpretano in maniera energica il ruolo di “conduttrici”, investono tempo, denaro e una grande quantità di energie fisiche non tanto per aiutare i figli a sviluppare i propri talenti, quanto perché riescano a raggiungere il successo lavorativo ed economico. Si aspettano figli forti e robusti dal punto di vista psicologico, ma in particolare capaci di avere successo a scuola, nello sport, nel lavoro e siano capaci di primeggiare in una qualche disciplina sportiva o nella musica. Ma soprattutto che non falliscano. Sostengono che nella vita bisogna avere successo, ottenere risultati positivi e popolarità. Cose che si conquistano con una disciplina ferrea, impegno costante e studio intenso.
Potrebbe non essere totalmente negativo questo modello e nemmeno sbagliato nutrire per i bambini aspettative per il loro futuro, se non fosse perché spesso fanno loro richieste eccessive e non tengono conto delle potenzialità dei figli. Inoltre la preoccupazione continua del fallimento e le pretese che questi genitori comunicano in maniera più o meno esplicita, sono espressione di un vecchio stile autoritario che non ha mai funzionato come motore per far diventare adulti dotati di autonomia e sicurezza. In più questi atteggiamenti educativi sembrano dipendere maggiormente da quel pervasivo bisogno di perfezione che spesso hanno le madri di oggi le quali sembrano realizzare se stesse attraverso i figli e i loro risultati rendendoli vittime delle loro proiezioni.
Negli anni passati il modello delle madri-tigre è stato molto criticato ma, seppur con diverse sfumature, ha continuato a raccogliere interesse in occidente tra i genitori che sentivano la necessità di rivedere lo stile educativo delle mamme-chioccia, iperprotettive e ansiose. Oggi però, sulla base di alcuni studi condotti da ricercatori americani e in seguito all’aumento delle mamme-tigre, abbiamo la certezza che le aspettative eccessive dei genitori producono fin dalla scuola primaria un aumento dell’ansia di prestazione. Quando prevale in maniera quasi esclusiva la valutazione dei risultati scolastici e diventa insistente la richiesta ai figli di avere successo, finisce per aumentare lo stress cronico che produce disagio e reazioni depressive. Inoltre risulta più facile che si sviluppino quei comportamenti di prevaricazione e di aggressività violenta tra i pari a cui diamo il nome di bullismo e intolleranza.
Vale la pena invece riflettere e ridurre il più possibile da parte degli adulti, la pressione delle loro aspettative che insieme alle eccessive valutazioni delle prestazioni scolastiche o sportive, generano disagio. Conta, piuttosto, che i genitori conoscano i rischi della competizione troppo spinta e sappiano comunicare ai loro figli quali sono le priorità in un progetto educativo equilibrato dove al centro stanno i valori del rispetto, della tolleranza e della solidarietà.
Giuseppe Maiolo- Psicoanalista – Università di Trento