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Tassazione nel commercio online diventa un problema

8 Agosto 2019

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Tassazione nel commercio online diventa un problema

In questi giorni l’autorità finanziaria italiana ha riscosso da una serie di giganti che operano online diversi miliardi di arretrati per imposte non versate negli anni scorsi. “E’ giunto il momento di introdurre una tassazione sovranazionale per i grandi gruppi digitali“, sottolinea a tale proposito l’Unione commercio turismo servizi Alto Adige. Con la cosiddetta “web tax“ si vuole contrastare la disparità di trattamento in ambito fiscale e costringere i grandi gruppi online, le piattaforme di mediazione e di commercio ad adempiere ai propri doveri.

“Una tassazione equa dell’economia digitale dovrebbe assicurare una nuova equità fiscale“, spiega il presidente dell’Unione Philipp Moser. Al momento non esiste equità soprattutto tra i giganti online e le imprese commerciali in sede fissa.

“I numerosi esercizi commerciali, perlopiù piccole imprese e aziende a conduzione familiare, pagano le imposte nel Paese in cui operano, ovvero in cui viene tassata la creazione di valore aggiunto. I grossi colossi internazionali, che nell’acquisto e nella logistica sono già avvantaggiati grazie agli effetti di scala, hanno anche il vantaggio dell’ottimizzazione e dello spostamento fiscale in altri Paesi“, dice il presidente dell’Unione. La situazione non consente alle piccole imprese di competere. Ciò comporta una concorrenza sleale e una concentrazione dei colossi. “Non è ammissibile che le imprese tradizionali debbano pagare le imposte, mentre il fatturato dei grossi gruppi online praticamente non viene tassato“, aggiunge Moser.

Il tentativo di introdurre un’imposta digitale a livello europeo è fallito nella primavera scorsa a causa dell’opposizione di Irlanda, Svezia, Danimarca e Finlandia. “Un fallimento dell’Unione europea, per introdurre finalmente un’armonizzazione del sistema tributario“, commenta Moser. Ora la Francia si è attivata varando a metà luglio una legge che prevede un’imposta digitale per i gruppi che operano nella rete. I fatturati realizzati in Francia saranno tassati al tre percento con un gettito fiscale previsto di 400 milioni di euro nel 2019 e di 650 milioni di euro nel 2020. Anche l’Austria in aprile ha elaborato un pacchetto fiscale che prevedeva addirittura un’imposta del cinque percento per i grossi gruppi digitali. La crisi di Governo ne ha impedito poi l’introduzione effettiva. L’Italia nell’ultima Legge di bilancio ha previsto una “imposta sui servizi digitali” ma rimasta inattuata.

“Indubbiamente è un bene che ora singoli Paesi europei si stiano muovendo per introdurre un’equità fiscale nel commercio online esercitando così una certa pressione. Per una soluzione significativa è necessario tuttavia prevedere una normativa internazionale“, ha precisato Moser. È comunque positivo l’annuncio dei Paesi industrializzati del G7 di voler elaborare un accordo globale entro il 2020.

Foto, il presidente dell’Unione Philipp Moser.