Martine De Biasi, trentina di nascita, perfetta bilingue (italiano e tedesco), conosciuta dal grande pubblico per aver ricevuto il Premio per il miglior documentario e premio del pubblico per `Becoming Me’ del Bolzano Festival Bozen, candida nella circoscrizione Nord-Est per la lista Sinistra-Die Linke.
Abbiamo contattato Martine De Biasi per conoscere la sua idea di Europa e i motivi della sua candidatura.
Quali sono i temi del suo impegno politico per i quali chiede il suo voto agli Altoatesini?
I temi de La Sinistra sono sostanzialmente tre:
a) la redistribuzione della ricchezza attraverso leggi unitarie in tutta Europa, sia per la retribuzione che per le pensioni, leggi che tengano conto dell’impatto ecologico della produzione. Vogliamo una patrimoniale europea, e le 32 ore settimanali che non solo farebbero il lavoro più sicuro e sostenibile, ma darebbero lavoro a giovani e donne. Insomma un’Europa sociale, per le persone, non un Europa capitalista, per il profitto.
b) L’ecologia e la conversione ecologica di tutti i sistemi di produzione – se non ci riuscirà questa sfida non servirà a nulla nessun’altra politica.
c) I diritti umani di tutti: vogliamo un trattamento paritario delle donne, delle persone LGBTQI+, per ogni minoranza sottomessa. Soprattutto bisogna fermare subito le morti in mare, evitabili con una vera politica di accoglienza che preveda corridoi sicuri per persone che scappano dai loro Paesi.
Parliamo del ruolo della donna oggi. Quali sono le misure che le Istituzioni Europee dovrebbero adottare per garantire una vera parità di diritti tra femmine e maschi?
Innanzitutto smettiamola di dividere il mondo in femmine e maschi, siamo persone. E chi parla di “ruolo della donna” al giorno d’oggi rischia di essere preso per patriarcale. Purtroppo però c’è ancora gente che crede di poter mettere bocca sulle mie scelte di vita. Il nostro sistema prevede purtroppo una differenza strutturale assai grande tra chi è nato “maschio” e chi è nata “femmina”, perciò parliamo di misure che garantiscano alle donne di poter essere libere di scegliere al pari degli uomini: servono leggi europee che garantiscano a madri o padri il congedo famigliare identico, retribuito. Ci vogliono leggi e fondi che garantiscano pensioni vivibili a quelle persone che decidono di rimanere a casa con i figli, che scelgono di curare i propri cari, e per questo scelgono lavori part time e non arrivano a mettere da parte abbastanza contributi. Molto spesso queste persone sono donne, e loro sono anche le più colpite dalla povertà nell’anzianità. Ci servono leggi che garantiscono le pari opportunità nel mondo del lavoro. Ci vuole un concerto di voci che discuta e dibatta come poter evitare questa triste realtà: la nostra cultura ancora produce uomini violenti, che maltrattano e manipolano in mille modi le persone che dicono di amare – non solo le loro compagne, ma anche i loro figli. Ci vogliono, insomma, leggi europee a salvaguardia delle nostre vite.
L’omofobia è una realtà di cui spesso viene persino negata l’esistenza. L’Europa come Istituzione dovrebbe intervenire più incisivamente per una vera tutela della dignità umana?
L’Europa può fare molto di più per tutelare tutte le diversità, anche se è decenni che esercita pressioni sugli stati membri affinchè adottino leggi che eliminino le discriminazioni. Ma lo può fare soprattutto se non sono più gli stati membri a decidere l’andamento a Bruxelles. Deve esserci un Parlamento Europeo forte, che possa legiferare a riguardo. L’Italia per esempio, Paese profondamente omofobo, non ha ancora una legge contro l’omofobia e la transfobia. Chi perciò discrimina, picchia, uccide persone LGBTQI+, non viene punito con l’aggravante. Questo è racapricciante. Ma io credo nel sistema UE, che tende, piano piano, a rendere più libere e uguali tutte le persone dell’Unione Europea.
Qual è la sua posizione sull’immigrazione?
Sull’immigrazione la mia posizione è chiara: dobbiamo soccorrere chi cerca una nuova vita in Europa, dobbiamo aprire le frontiere, semplicemente perchè ci saranno sempre più persone che scapperanno dal cambiamento climatico (in gran parte causato da noi Paesi industrializzati) e sappiamo che i muri a tenere fuori le persone servono solo fino ad un certo punto. C’è però un grande lavoro di integrazione da fare, perchè queste persone non possono essere lasciate a se stesse. Io credo però che gestendo l’immigrazione in modo serio ed accorto possa essere una grande risorsa di innovazione sia economica che sociale.
È chiaro che c’è altrettanto bisogno di lavorare nei Paesi di provenienza per evitare le ragioni di fuga a priori. Noi proponiamo perciò tra l’altro uno stop totale degli esporti di armi a Paesi a rischio di guerra, la cessazione del dumping agrario che inonda i mercati del sud globale di prodotti agricoli europei a basso prezzo che distruggono le economie locali e vogliamo aiuti umanitari veri, non legati al saccheggio delle risorse di Paesi “poveri”.
Quale Europa auspica per il 27 maggio, concretamente quali risultati spera escano dal voto degli Italiani?
Io spero che il 27 maggio le persone avranno detto no a tutti i sovranismi e tutte le destre estreme, che calpestano i diritti umani con i piedi e che avranno detto di nuovo sì al grande progetto di inclusione che è l’Europa.