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Il vescovo Muser ai carcerati: “Imparando dagli sbagli si può aprire un nuovo capitolo della vita”

17 Aprile 2019

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Il vescovo Muser ai carcerati: “Imparando dagli sbagli si può aprire un nuovo capitolo della vita”

“La storia passata, anche se lo volessimo, non può essere riscritta. Ma la storia che guarda al futuro è ancora tutta da scrivere. Imparando dagli sbagli, dai tradimenti compiuti e subiti nel passato, si può aprire un nuovo capitolo della vita”. Lo ha detto questa mattina il vescovo Ivo Muser ai detenuti della casa circondariale di via Dante a Bolzano, dove ha presieduto una liturgia della Parola in preparazione alla Pasqua.

“Cari fratelli carcerati, credete nella possibilità del pentimento e della conversione. Credete in un Dio che non vi esclude, che non vi dimentica, che sta dalla vostra parte, nonostante tutti i tradimenti compiuti e subiti. E chiedete perdono a tutti coloro che avete tradito, ingannato, imbrogliato, truffato, calpestato”. Questo il messaggio di speranza che mons. Ivo Muser ha rivolto quest’oggi (17 aprile 2019) agli ospiti della casa circondariale di Bolzano.

“Ciascuno di noi ha la terribile possibilità di tradire”
La figura di Giuda e il suo tradimento sono stati al centro della riflessione che il vescovo ha fatto durante la liturgia della Parola celebrata nella cappella del carcere e animata dai canti del coro Laurino. Commentando la pagina del vangelo di Matteo che la liturgia propone il Mercoledì Santo, mons. Muser ha sottolineato come Gesù venga tradito da una persona a lui vicina, nella quale lui aveva riposto la sua fiducia. “In questa pagina di Vangelo si parla della delusione di Gesù per il fatto che un suo amico più stretto, che aveva scelto e nel quale aveva posto tutta la sua fiducia”. Il modo con cui Giuda tradisce Gesù rende il tradimento ancora più doloroso e amaro. “Lo tradisce con un bacio – ha sottolineato il vescovo – cioè con un gesto di affetto, di relazione, di amicizia. Il tradimento viene dalla cerchia più intima e più stretta intorno a Gesù. Questo racconto toccante è per tutti noi un invito di guardare con sincerità e umiltà nello specchio della nostra vita. Il tradimento è anche la nostra terribile possibilità”. “L’esperienza del tradimento è, purtroppo un’esperienza umana abbastanza comune – ha proseguito mons. Muser – nel mondo degli affari e della politica, ma anche nei nostri matrimoni, tra amici, all’interno delle nostre relazioni più strette e intime, anche all’interno delle nostre parrocchie e degli ambienti ecclesiali”. Anche il carcere è un luogo che parla di tradimenti: “tradimenti compiuti e anche tradimenti subiti”, ha ricordato il vescovo.

“Solo se chiediamo perdono possiamo ricevere misericordia”
Anche di fronte al tradimento, però, Gesù apre una nuova strada. “Il testo del Vangelo – ha fatto notare mons. Muser – ci chiama alla conversione. Solo il pentimento, solo la capacità di ammettere le nostre colpe, soltanto se chiediamo perdono per quello che abbiamo fatto possiamo ricevere misericordia e compassione”.

“Gesù tradito per trenta monete d’argento, il prezzo di uno schiavo”
“Gesù – ha ricordato il vescovo Muser – viene tradito per trenta monete d’argento, il prezzo di uno schiavo -. E con questo gesto Giuda, l’apostolo scelto da Gesù, diventa il suo traditore. Giuda trasforma la grazia ricevuta in un tradimento, in un atto di sfiducia che rifiuta l´amicizia. Un atto terribile che si conclude con il suicidio del traditore”. Anche di fronte al tradimento di Giuda, Gesù apre la porta alla speranza. “Egli risponde con amore, con un amore incondizionato e appassionato, che lascia sperare anche chi ha tradito, come ha fatto Giuda”.

“Nessuno deve perdere la propria dignità e il proprio valore”
Gli errori e i tradimenti rimangono e non possono essere minimizzati. “Anche con questa funzione religiosa – ha puntualizzato il vescovo rivolgendosi agli ospiti del carcere di Bolzano – nessuno vuole dirvi: è tutto in ordine. Dovete assumervi la responsabilità per le scelte sbagliate della vostra vita. Ma, nonostante questo, nessuno di voi deve perdere la propria dignità, il proprio valore. Gesù è morto anche per Giuda. Con il suo perdono, Dio vuole aiutarvi a cambiare la vostra vita proprio là dove avete commesso un reato”. Da qui l’invito a “credere nella possibilità del pentimento e della conversione”.
La Pasqua ormai alle porte invita tutti ad essere messaggeri di speranza, “portatori di vero umanesimo e a portare la luce pasquale, la luce di Cristo vincitore del peccato, del tradimento, della morte e della tomba – ha ricordato mons. Muser – e questo all’interno delle nostre famiglie e comunità, all’interno delle nostre relazioni e all’interno della nostra società”.

Nuovi volti nella casa circondariale di via Dante
Il vescovo Muser ha salutato Francesca Gioieni, nuova direttrice del carcere di via Dante. “Sono arrivata qui da circa un mese – ha sottolineato la nuova direttrice – e in queste settimane ho potuto sperimentare con piacere quante siano le realtà che collaborano con la nostra struttura. Quella del carcere è una realtà che fa parte del territorio ed è fatto da un territorio che riesce a trasmettere quello che è il senso della legalità”.
Mons. Muser ha ringraziato don Giorgio Gallina e i volontari che operano all’interno della struttura. Un grazie particolare lo ha rivolto a Bruno Bertoldi che da quasi mezzo secolo opera nella casa circondariale con l’Associazione volontari carcere. Da alcune settimane Bertoldi ha un nuovo collaboratore, Stefano Fugazza. “Ho frequentato il corso per la formazione di volontari per il carcere – racconta – proposto dal servizio Odòs della Caritas. Da alcune settimane ho iniziato ad affiancare Bruno Bertoldi nell’attività di volontariato che porta avanti da decenni. Ho fatto questa scelta nella consapevolezza che dando qualcosa agli altri ci si arricchisce personalmente. Credo sia importante entrare nella realtà del carcere con umiltà, pronti ad ascoltare, senza pretendere nulla”. Bertoldi e Fugazza si recano in carcere due o tre volte la settimana. “La domenica, con la celebrazione della s. messa – sottolinea Fugazza – è il momento più importante, anche per chi non è cristiano. È il giorno in cui ti fermi a incontrare e parlare con le persone. Devo dire che questa prima esperienza è molto positiva: inizio ad affezionarmi a questi ragazzi”.
Attualmente nella casa circondariale di via Dante ci sono 106 detenuti (la capienza massima è di 105 posti), e 7 sono in regime di semilibertà. Per Pasqua l’Associazione volontari carcere in collaborazione con la San Vincenzo, donerà a ciascun detenuto la colomba pasquale. “Ne ho acquistate 120 – spiega Bruno Bertoldi – che distribuiremo in questi giorni”.