Psicologia. Linee guida dell’Organizzazione mondiale della Sanità per l’infanzia

Non è una novità dire che la tecnologia avanzata di questo nuovo millennio sta condizionando il benessere psicofisico soprattutto dei bambini. A rimarcare questi aspetti, per certi versi preoccupanti, sono uscite da qualche giorno le linee guida dell’Organizzazione mondiale della Sanità dedicate all’infanzia tra 0 e 5 anni. Nelle indicazioni dell’Oms prevale l’attenzione per le funzioni del sonno e per l’inattività fisica che oggi sono da mettere in relazione con l’esposizione precoce alla tecnologia digitale. Se le neuroscienze, fotografando il cervello, ci dicono dell’importanza del sonno nella costruzione delle reti cognitive, oggi sappiamo che i bambini di quell’età dormono meno perché li portiamo in giro alla sera e perché anche a casa, smanettano senza controllo sui dispositivi prima e dopo cena. È incredibile, ma studi americani dicono che il 92% di loro inizia a maneggiarli verso gli 11 mesi di vita con un uso medio di circa 36 minuti al giorno!

Ben vengano, allora, le prescrizioni dell’Oms, anche se gli specialisti dell’infanzia, da tempo avvertono dei pericoli. A me personalmente sorprende ogni volta vedere bambini nel passeggino che si tranquillizzano subito se le madri danno il loro cellulare per poter fare shopping con tranquillità. Il telefonino è più potente del ciuccio? Non è un semplice interrogativo, ma un’allarmante domanda da cui credo parta l’Oms per stilare un codice di comportamento educativo con la funzione di scongiurare lo sviluppo psico-fisico malsano derivante dalla sedentarietà.

Si sapeva già che inattività fisica e alimentazione sbagliata sono le cause dirette dell’obesità infantile (più del 30% dei bambini italiani è in sovrappeso!). Ora però la ricerca ci dice che la sedentarietà influenza anche il piano psico-sociale in quanto l’inattività stimola poco sia l’intelligenza motoria che quella emotiva e i bambini risultano impacciati a livello relazionale, oltreché irrequieti. La sempre più diagnosticata ADHD può avere come cofattore, a volte trascurato, proprio quella scarsa attività fisica che rende i bambini non solo ipercinetici ma anche ansiosi e aggressivi. Allora l’Oms si concentra su questi due aspetti: il sonno e l’inattività. Per il primo argomento dichiara senza mezze misure, che un bambino nel primo anno di vita deve dormire regolarmente tra le 14 e le 17 ore. Nel secondo almeno 11. Insiste sul fatto che fin dai due anni i piccoli devono essere stimolati a fare attività fisica per almeno tre ore al giorno. E poi asserisce perentoriamente che nei primi due essi non devono essere esposti agli schermi digitali.

Possono sorprendere queste prescrizioni rigorose ma sono necessarie se si pensa a quanto tempo i bambini passano seduti a fare videogiochi interminabili, favoriti dalla complicità dei genitori e dal fatto che un buon 60% di loro considera positivo l’effetto educativo della tecnologia. Non si tratta di negare questo aspetto, né giudicare negativamente i genitori, quanto sostenerli e aiutarli con indicazioni “fase-specifiche”, cioè suggerimenti precisi per ogni fase evolutiva.

Pediatri e psicologi convengono da tempo sulla necessità di regolamentare l’uso dei dispositivi digitali. Insistono sul fatto che i bambini dai 3 ai 5 anni non dovrebbero essere lasciati soli con un dispositivo ma affiancati sempre da genitori che sappiano guidarli e educarli al corretto uso. L’educazione digitale deve cominciare presto, soprattutto con l’esempio. Se è necessario mettere regole precise, è fondamentale che le rispettino tutti, in particolare alcune come quella di spegnere il cellulare durante i pasti, non usarli prima di andare a dormire né in camera da letto. È giusto poi limitare l’utilizzo dei dispositivi ad un’ora al giorno per i piccoli fino a 5 anni e due ore per quelli tra i 5 e 8. Non serve vietarne l’uso, né demonizzare internet che ormai fa parte della quotidianità di tutti, ma per una crescita sana dei minori è necessaria l’applicazione rigorosa di una “dieta tecnologica”, che secondo l’etimologia, vuol dire semplicemente un modo di vivere adeguato al tempo della tecnologia e un suo uso corretto e moderato.

In foto, Giuseppe Maiolo
Docente di Psicologia delle età della vita – Università di Trento  www.officina-benessere.it .