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MEF lancia un bando per consulenze gratuite, commercialisti protestano

11 Marzo 2019

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MEF lancia un bando per consulenze gratuite, commercialisti protestano

Bolzano. Incarichi biennali di consulenza «a titolo gratuito». Una condizione che lascia l’amaro in bocca, ancor di più se presente in un bando di selezione pubblica del Dipartimento del Tesoro, Direzione IV del Ministero. «Questo bando viola in maniera palese la norma sull’equo compenso – spiega il presidente dell’Ordine dei Commercialisti di Bolzano Claudio Zago –. Ed è per questo motivo che il presidente del nostro consiglio nazionale, Massimo Miani, ha mandato una lettera al ministro dell’Economia e delle Finanze, Giovanni Tria, chiedendo non solo il ritiro immediato del bando, ma anche che episodi simili non si ripetano».

Miani non è stato il solo a firmare la lettera: insieme a lui hanno firmato anche i presidenti dei consigli nazionali degli avvocati e dei notai, Andrea Mascherin, e Salvatore Lombardo. Questo perché la consulenza prevista nel bando ha come oggetto «tematiche complesse attinenti al diritto – nazionale ed europeo – societario, bancario e/o dei mercati e intermediari finanziari, in vista anche dell’adozione e/o integrazione di normative primarie e secondarie ai fini, tra l’altro, dell’adeguamento dell’ordinamento interno alla direttive/regolamenti comunitari».

«Una situazione inaccettabile – continua Zago –. Oltretutto si richiedono competenze su tematiche complesse e in continua evoluzione. Con argomenti che spaziano dall’economia al diritto. Come ricorda la lettera sappiamo che la normativa ha imposto a tutte le Pubbliche Amministrazioni limiti stringenti di spesa annua per studi e incarichi di consulenza, tale per cui essa non può essere superiore al 20% di quella sostenuta dalla stessa amministrazione nel 2009. E quindi per questo motivo il MEF, che dieci anni fa non aveva una spesa del genere, non può conferire incarichi a pagamento. Ma allo stesso modo con la Legge 205/2017, è finalmente entrato in vigore il principio dell’equo compenso, che vincola la Pubblica Amministrazione a garantire al professionista un compenso adeguato a quantità e qualità del lavoro».

I tre presidenti nella loro lettera ricordano come «in un’ottica di positiva collaborazione tra Istituzioni e anteponendo sempre l’interesse generale del Paese a quello degli interessi particolari, i Consigli Nazionali degli Avvocati, dei Notai e dei Commercialisti sono assolutamente disponibili a supportare l’attività della Pubblica Amministrazione attraverso le proprie strutture ed i propri centri studi, in una logica di confronto e approfondimento di tematiche complesse che rientrano nell’oggetto proprio della professioni di cui sono espressione, senza nulla pretendere se non appunto il riconoscimento di questa disponibilità». Ma «quando però si esce dalla dinamica istituzionale tra Pubbliche Amministrazioni e Corpi Intermedi, per entrare in quella individuale dell’affidamento di incarichi consulenziali specifici a singoli professionisti che prestano la propria opera come qualsiasi altro lavoratore – concludono Mascherin, Miani e Lombardo – non possiamo accettare che proprio le Pubbliche Amministrazioni sviliscano, aggirino e in definitiva violino quel principio di civiltà che è l’equo compenso».

Foto, Claudio Zago.