Economia sindacale

Bolzano. Cgil, congresso categoria precari, tante ombre nonostante la piena occupazione

20 Ottobre 2018

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Bolzano. Cgil, congresso categoria precari, tante ombre nonostante la piena occupazione

Dietro la piena occupazione esiste un mondo di lavoretti, contratti brevi, lavori occasionali, a chiamata e in somministrazione.
Il lavoro povero: questo il focus del congresso provinciale di Nidil/Cgil, categoria che si occupa dei lavoratori con contratti precari. “In Alto Adige sono soprattutto donne, persone in età avanzata, lavoratori migranti e famiglie monoreddito a dover fare i conti con entrate insufficienti. Sono uniti dal bisogno di dover chiedere sussidi pubblici per integrare i propri redditi”, ha detto durante la sua relazione Christine Pichler, riconfermata alla guida della categoria durante il congresso, al quale ha partecipato anche il segretario nazionale Nidil, ClaudioTreves.
In Alto Adige il tasso di disoccupazione è molto basso, tecnicamente quasi inesistente perché il 97,5 % delle persone in età lavorativa risulta occupata. Pichler ha però analizzato ciò che si nasconde dietro questi dati, svelando che esiste un mondo di lavoretti, contratti brevi, di lavoro autonomo occasionale, a chiamata e in somministrazione: “Sono situazioni lavorative che attraversano tutti i settori, comparto pubblico compreso. Se il tasso di occupazione in Alto Adige è a un livello alto, questa affermazione non è riconducibile alla qualità dei rapporti di lavoro”.La segretaria di Nidil ha poi sottolineato come dal 2017 nei nuovi rapporti di lavoro prevalga il lavoro a tempo determinato e come sia in lento, ma costante aumento anche il lavoro a somministrazione, passato da 1.000 contratti nel 2014 a 1.200 nel 2018.
In particolare, sulla nuova disciplina del lavoro a tempo determinato e della somministrazione, Pichler ritiene giusto aver limitato la durata del contratto a un anno, tuttavia persistono insufficienze. A suo avviso, la disciplina avrebbe dovuto essere accompagnata da misure concreta per uscire dal precariato, per esempio attraverso la maturazione di diritti alla stabilizzazione.“Continua il processo di esternalizzazione e frammentazione – ha concluso la segretaria – dei cicli produttivi, con il risultato di scaricare il contenimento delle spese delle imprese su soggetti già deboli. Infine sul piano pensionistico si continua a non vedere il problema dei lavori discontinui, come non è adeguato lo stato sociale per i lavoratori a bassa retribuzione e contribuzione”.

In foto, Christine Pichler, responsabile Cgil categoria precari