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“Sulle tracce di Oum Kulthum” in visione al Filmclub di Bolzano

22 Settembre 2018

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“Sulle tracce di Oum Kulthum” in visione al Filmclub di Bolzano

24.09, ore 20.30 – Filmclub, Bolzano.

Nata nel 1957 a Qazwīn, provincia nord-occidentale dell’Iran, Shirin Neshat si è imposta a livello internazionale come una delle artiste contemporanee più rappresentative nell’esplorare la complessità delle condizioni sociali nella cultura islamica, anche in rapporto con quella occidentale. Sin dai primi lavori, che spaziano dalla fotografia alla video-arte, il punto fisso della sua riflessione è la condizione della donna islamica e la relazione con il mondo maschile. La sua opera è stata presentata in numerose personali dalla Tate Gallery di Londra al Castello di Rivoli, dallo Stedelijk Museum di Amsterdam, alla Gladstone Gallery di New York e nelle più significative rassegne a İstanbul, Venezia, Kwanju, Lione, Valencia. Nel 1999 ha vinto il Leone d’Oro alla Biennale di Venezia, nel 2000 il gran premio alla Biennale di Kwangju e il Lilian Gish Prize nel 2006.
Venerdì 24 settembre il Festival Transart le rende omaggio ospitando la prima nelle sale cinematografiche del film Looking for Oum Kulthum, presentato in Italia fino ad ora solo alla Mostra Internazionale d’arte cinematografica della Biennale di Venezia.
Per l’occasione l’artista sarà presente in collegamento skype per un curioso dialogo con Mohsen Farsad, primario di medicina nucleare a Bolzano. Sarà un dialogo che metterà in condivisione alcuni tratti comuni delle loro biografie: l’infanzia in Iran, il ricordo dello scoppio della Rivoluzione, l’esilio lontani dalle proprie radici, per prendere poi direzioni forse inattese. Come i lavori di Neshat che, sebbene siano sempre connessi con l’islamismo, ne oltrepassano i confini per abbracciare temi più universali.
Women of Allah, uno dei suoi primi progetti, è una serie di fotografie in bianco e nero di donne velate, primi piani di volti, mani, piedi, sulle quali l’artista sovrascrive versi di poetesse iraniane contemporanee che mettono in discussione le qualità stereotipe associate alle donne musulmane. In Turbulent, il racconto trae ispirazione dalla legge iraniana che proibisce alla donna di cantare in pubblico; In Soliloquy, una donna musulmana che è in bilico costante tra Oriente e Occidente, tra esigenze della tradizione e del mondo di oggi. Numerosi anche i cortrometraggi: si è pienamente affermata anche come regista con il film Women without men, incisiva analisi dei destini incrociati di quattro donne sullo sfondo della rivoluzione islamica, che si è guadagnato il Leone d’argento alla 66° Mostra del cinema di Venezia.
Looking for Oum Kulthum, che il pubblico di Transart potrà vedere in anteprima, è invece una raffinatissima ricerca sulla leggendaria cantante egiziana, chiamata “La regina degli arabi” per la sua innata capacità di unire i popoli in nome dell’arte. La figura di Kulthum, 80 milioni di dischi venduti in tutto il mondo, è ricostruita in modo da rendere omaggio alla complessità della cantante e a quella della cultura in cui è fiorita. Considerata una sorta di Maria Callas del mondo arabo, Oum Kulthum ha conquistato con la sua voce fuori dal comune il cuore di milioni di persone e ancora oggi, a 40 anni dalla sua morte, la sua fama non si è offuscata. Durante la sua vita è riuscita a farsi spazio, come donna e come artista, nel sistema patriarcale dell’arte diventando un personaggio di culto.
Nella pellicola troviamo Mitra, artista iraniana, che affascinata dal mito della Diva decide di girare un film su di lei trovando nella timida maestra Ghada la perfetta interprete per la parte. Tuttavia nel corso delle riprese Mitra si scontrerà con i pregiudizi di una società chiusa e conservatrice. Shirin Neshat descrive la grandezza di quest’icona della musica dalla prospettiva di un’artista contemporanea.
Un film tutto al femminile, in cui viene messo in scena lo scontro con una società conservatrice e dominata dagli uomini. Incisiva e raffinata nella scelta delle fotografia, la pellicola porta lo spettatore in un “film dentro al film” e presenta su più livelli una donna araba che non soffoca le emozioni ma le converte in opere d’arte, lottando senza rabbia contro la forza di una tradizione per respirare il profumo della libertà.