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Salvate il soldato Huber

27 Febbraio 2018

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Salvate il soldato Huber

Bagno di folla per il tandem Boschi-Messner. Il Pd gongola ma “fu vera gloria?”, ai posteri, o meglio agli elettori, l’ardua sentenza. Più che il Manzoni è l’idiomatismo “anatra zoppa” o “lame duck” per chi ama l’inglese ad affiorar nella mente alla vista del giovane segretario Alessandro Huber, sorridente nella “selfata” con Messner. L’origine dell’idiomatismo “lame duck” arriva direttamente dal 1700: erano anatre zoppe quei broker dalla Borsa di Londra che non potevano coprire i debiti. Negli Usa invece “lame duck” è affibbiato a quei presidenti che non hanno maggioranza al Congresso e che sono ostaggi della minoranza. Nel caso del Pd la minoranza ha levato le ancore e quindi in linea teorica Huber si ritrova un partito unito. Il politica vige il “pochi ma uniti” od il “tanti in correnti”? In realtà la Dc governò per decenni nonostante le correnti interne ed altri partiti puntarono sul “pochi ma uniti”. Nel caso del Pd locale il fattore “B” (Boschi) rischia di mettere l’anatra direttamente in sedia a rotelle. Chi rompe paga ed i cocci sono suoi, recita un proverbio. Huber quindi si ritrova i cocci da sistemar con la colla e per paradosso rischia di scontarla a livello politico, oltre che di gestione del partito, paradossalmente in qualsiasi direzione si muova. Naviga a vista il segretario altoatesino del Pd, tra fuochi incrociati e siluri “amici”, forse i più pericolosi perché imprevedibili. Tra scissioni e polemiche con lo spettro “di non rappresentare il gruppo italiano”. In effetti pasticcio toponomastica pesa come un macigno. Dopo l’elezione a segretario, per il giovane Huber sono stati mesi di continui “stress test” a livello politico. Dal dialetto (poi smentito) al fattore doppia “B” (Boschi&Bressa) finendo con la fuga di Bizzo, Canestrini, Franch, Randi, etc. Non rimane che Messner? Il re degli ottomila ha prestato il volto sudtirolese alla causa toscana, non sarà uno statista ma l’alchimia è lanciata. Funzionerà? Lo scopriremo il 5 marzo. Il 5 maggio fu data fatale e decantata, il 5 marzo potrebbe esser ricordata a lungo nella storia politica italiana. Il condizionale è d’obbligo, visto che spesso nel passato “italiano che abbia (sui social) non morde…” Ci sperano molti politici nell’apatia dell’italiano medio, ci spera il Pd, locale e nazionale, che funge da capro espiatorio all’ennesima potenza. Sembra i mali d’Italia siano solo colpa di questo partito, che errori ne ha fatti, ma non ha governato in solitudine. Il Pd ormai ha l’esclusiva del lamento da parte dell’italiano medio. Qualcosa di buono è stato portato a casa, dall’ampliamento dei diritti civili ad una live ripresa economica, tutt’altro che scontata nel 2013, con il paese, inutile ricordarlo, a rischio baratro. Il Pd tra i contendenti ha struttura e storia (presente dal 2008) e ha, se non altro, provato, tramite le primarie, a darsi slancio democratico. Tutto è migliorabile è vero, ma altri, nemmeno lontanamente, sono riusciti ad organizzarle le tanto sbandierate primarie. La base Pd, inutile perifrasare, è delusa, avrebbe voluto probabilmente scegliersi i candidati con sistemi più aperti, questo va sottolineato ed alla prossima tornata attuato. Renzi non ha aiutato (nemmeno Huber con B&B), tra uscite e scivoloni ha messo il Pd in una condizione di bersaglio. Non ha aiutato la leggerezza su altri temi, dall’immigrazione alla politica estera. Ma con le elezioni alle porte bisogna serrare i ranghi e lasciarsi dietro tutto, vale per Renzi come per Huber o si rischia d’esser generali senza truppa. Il segretario altoatesino sta guidando il partito verso l’ignoto del 5 marzo, nella tempesta, con i cavalloni infuriati che hanno decimato la sua flotta ma attualmente pare vivo. Servirebbe a sinistra massima coesione, onde evitare il Game Huber.

In foto: Alessandro Huber

 

 

 

 

Giornalista pubblicista, originario di Bolzano si occupa di economia, esteri, politica locale e nazionale