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Merano. La Praxis di Bolzano porta in libreria l’ultimo libro di Claudio Calabrese

17 Novembre 2017

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Merano. La Praxis di Bolzano porta in libreria l’ultimo libro di Claudio Calabrese

“La città non dice il suo passato, lo contiene come le linee di una mano, scritto negli spigoli delle vie, nelle griglie delle finestre, negli scorrimano delle scale”: così scrive delle Città invisibili Italo Calvino. Altrettanto la città del Passirio nel libro di Claudio Calabrese editato dalla Casa Editrice Praxis di Bolzano che appare nelle librerie e nelle edicole in questi giorni. “Merano tra una sorpresa e l’altra” non è soltanto la città di cura che da circa due secoli è conosciuta in tutt’Europa, ma anche un centro di cultura con una straordinaria tradizione storica che ha attirato letterati, artisti, musicisti, intellettuali. Molti artisti meranesi hanno trovato in questa piccola cittadina un trampolino di lancio per l’estero, per poi ritornare in patria portando nuovi stimoli. Il via vai di culture che contraddistingue Merano unitamente all’intelligenza di molti hanno fatto conoscere la città che oggi conosciamo ben al di là dei confini italiani.

Il libro, come dice il titolo, offre una lettura ricca di sorprese per chi non la conosce, ma è interessante anche per chi ci vive da sempre. Da queste pagine emergono molti fatti salienti e tuttavia dimenticati o sommersi dalla routine quotidiana. Si tratta di aspetti culturali di grande rilevanza, legati alla cultura, alla letteratura, alla pittura e arti figurative in genere. Si pensi ad esempio alla musica, che a Merano ha sempre avuto una accoglienza straordinaria. Come ricorda Claudio Calabrese, Merano tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento attirò nomi di fama europea, tra i quali Béla Bartók, Richard Strauss, per non dire dei celebri compositori che vennero in città come Paul Hindemith, Giacomo Puccini, Franz Lehar e Siegfried Wagner, figlio del grande Richard.

Merano fu anche amata dagli scrittori come Rainer Maria Rilke che, ispirato dall’ambiente naturale meranese scrisse alcune splendide liriche pervase dalla dolcezza della primavera. Franz Kafka, ospite nel 1920 nella Villa Ottoburg a Maia Bassa trascorreva ore sul terrazzo della residenza per dedicarsi alla scrittura e alla riflessione.

Non solo gli ospiti, ma anche i meranesi trovano spazio nelle pagine del libro. Particolarmente vivaci quelle dedicate al “terremoto degli Anni Settanta”, socio-politico si intende, quando gli irrequieti e trasgressivi giovani meranesi si trovavano a discutere per lunghe ore “al muretto”, nei pressi del Kurhaus, accanto alla birreria Forst in Corso Libertà, dove si spostavano per bagnarsi la gola arsa dopo i vivaci scambi di idee.

Due gruppi sociali non autoctoni, la comunità ebraica e la comunità russa contribuirono a conferire a Merano un carattere cosmopolita. Il prezioso contributo di personalità di spicco appartenenti alla comunità ebraica in riva al Passirio trova ampio spazio nel libro di Calabrese che con grande attenzione ricostruisce l’operato di medici, imprenditori e intellettuali ebrei divenuti determinanti e indimenticabili per la storia di Merano. Curioso è il capitolo sulla comunità russa, in cui l’autore descrive le peculiarità dei “nostri fratelli di fede cristiano-ortodossa” presenti a Merano già dall’Ottocento. L’artista Calabrese si dedica anche agli artisti e nell’ultimo capitolo propone una panoramica del quadro artistico meranese, in cui volti noti e meno noti trovano un degno spazio. Insomma, un libro sempre attuale, oggi e anche domani.

In foto: Claudio Calabrese/c-Walter Haller