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Celebrazione ecumenica a conclusione dell’anno commemorativo „500 anni della Riforma protestante”

1 Novembre 2017

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Celebrazione ecumenica a conclusione dell’anno commemorativo „500 anni della Riforma protestante”

Nella giornata di ieri si è svolta la conclusione dell’anno commemorativo “500 anni della Riforma protestante” nella Chiesa evangelica di Merano. Durante l’anno sono state proposte diverse iniziative, ma l’odierna conclusione ecumenica ne ha segnato un momento culmine.

Il 31 ottobre 1517 Martin Lutero ha affisso 95 tesi sulla porta della Chiesa del castello di Wittenberg. Da cinque secoli i cristiani evangelici e quelli cattolici sono divisi e fino a qualche decennio fa sarebbe stato impensabile che un vescovo cattolico potesse prendere parola in una chiesa evangelica nel giorno della Riforma.

La divisione della Chiesa non è un motivo per celebrare, ma la memoria comune testimonia i grandi passi fatti nell’impegno ecumenico. Già l’incipit dell’intervento del vescovo Ivo Muser nella Chiesa evangelica a Merano è stato significativo, infatti il presule ha incominciato con le parole “Cari fratelli e sorelle” spiegando che per secoli si pensava di dovere conquistare e rafforzare la propria identità nel distaccarsi ancor di più dagli altri. “Una divisione della Chiesa rende sempre più poveri! Pertanto l’impegno per l’unità è un motivo di speranza che si possano superare certi impoverimenti – in modo comunitario”, ha affermato il vescovo Muser che ha proseguito dicendo: “Possiamo essere cattolici ed evangelici ma non uno contro l’altro.” Con questa convinzione il presule ha ricordato il nocciolo dell’essere cristiano: la fede comune in Gesù Cristo. “Quando Cristo diventa per noi cristiani misura di tutto, allora siamo già in cammino verso l’unità, diamo una testimonianza comune di fede, nonostante tutte le diversità”, ha affermato il vescovo aggiungendo che “oggi Cristo affigge le sue tesi nel nostro
cuore, per aprire i nostri occhi all’amore di Dio che vale per tutti gli esseri umani e che fa del bene a tutti, cosicché possiamo essere e diventare consapevolmente fratelli e sorelle, nonostante un differente cammino di fede.”