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A scuola di libertà: le scuole imparano a conoscere il carcere

29 Novembre 2017

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A scuola di libertà: le scuole imparano a conoscere il carcere

Ci sono passioni che riempiono la vita e passioni che la svuotano. Passioni che portano al carcere e altre che, invece, nel carcere danno un motivo per ricominciare. Sul carcere, sul sottile confine fra trasgressione e illegalità, sui comportamenti a rischio e sulla violenza che si nasconde dentro ognuno di noi si parlerà anche quest’anno, per la quinta volta, in una decina di scuole altoatesine. Il progetto “A scuola di libertà”, pensato e promosso dalla Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia e portato in Alto Adige negli istituti scolastici dalla Caritas per mezzo del servizio Odós, coinvolgerà circa 500 studenti delle scuole medie e superiori di tutta la provincia. “Obiettivo dell’iniziativa – spiega Alessandro Pedrotti, responsabile del servizio Odós di Caritas – è proporre un modello di giustizia diverso, in cui sia recuperato il valore della centralità della persona umana”.

Persone e non reati che camminano. Nel mese di novembre e fino a gennaio, i due mondi della scuola e del carcere avranno l’occasione di conoscersi e confrontarsi. Lo faranno nell’ambito del progetto nazionale “A scuola di libertà”, pensato e promosso dalla Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia e portato in Alto Adige dalla Caritas per mezzo del servizio Odós che si occupa dell’accompagnamento e del reinserimento sociale e lavorativo di persone detenute ed ex-detenute. Già da alcuni giorni, in provincia, gli operatori di Odós e i volontari hanno iniziato a entrare negli istituti scolastici dell’Alto Adige per affrontare e dibattere con gli studenti le tematiche della devianza e della detenzione. Nei prossimi giorni, e fino a gennaio inoltrato, centinaia di studenti tra Bolzano, Ortisei e Vipiteno saranno coinvolti nell’iniziativa. Giovedì 30 novembre, dalle ore 9 alle 10.40, toccherà ad esempio a una classe di ragazzi dell’istituto tecnico industriale Galilei di Bolzano. Con loro gli operatori di Odós cercheranno di superare le semplificazioni che propongono una distinzione netta tra “buoni” e “cattivi”, per parlare di una giustizia non vendicativa, che miri alla riconciliazione attraverso una pena costruttiva.

“Quest’anno rifletteremo assieme in particolare sul tema delle passioni” spiega il responsabile del servizio Odós, Alessandro Pedrotti, “Alcune riempiono la vita, altre la svuotano. Un bivio importante e significativo è quando da ragazzo incontri sulla tua strada delle passioni, e scegli quali coltivare. La stessa assenza di passioni è pericolosa, porta a cercare scorciatoie pericolose” racconta Pedrotti. Nelle aule si parlerà di minori, dei loro comportamenti a rischio, dei reati che commettono più di frequente e delle pene alternative al carcere, ricordando che “investire sul percorso di reinserimento delle persone detenute significa investire sulla sicurezza dell’intera società” conclude Pedrotti.