È finalmente ai blocchi di partenza uno dei festival più preziosi della programmazione musicale estiva della provincia di Bolzano, i Festspiele Südtirol
Ad aprire il concerto Maximilian Hornung.
Il Grand Hotel Dobbiaco, che tra la fine dell’Ottocento e la prima Guerra Mondiale è stato punto di incontro di numerosi intellettuali, musicisti e personalità dell’aristocrazia europea, rinnova la sua vocazione culturale e musicale e si fa ospite di una rassegna che vuole essere, anche in virtù della sua posizione geografica, punto di incontro tra le realtà musicali locali, italiane e quelle europee.
Mercoledì 9 agosto alle ore 20.30, nell’auditorium dell’hotel, i Festspiele inaugureranno con un concerto dal programma davvero esplosivo.
Sul palcoscenico l’Orchestra Giovanile Bavarese, fondata nel 1974/75, che può godere del tutoring dei membri della Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks e del loro direttore Mariss Jansons. L’orchestra, diretta per l’occasione da Sebastian Tewinkel, si produrrà in uno dei brani più celebri ed entusiasmanti della storia della musica, La Sagra della Primavera, capolavoro assoluto di Igor Strwinsky: il brano resta uno dei balletti più elettrizzanti del 20° secolo; rivoluzionario nella concezione, inaugurò la corrente modernista ed è a tutt’oggi un caposaldo e metro di paragone per le avanguardie contemporanee.
Il brano era nato a brevissima distanza dall’Uccello di Fuoco, altro capolavoro di Strawinsky, da un’analoga visione mistica, primitivista e pagana, che attirò subito l’attenzione di Sergei Diaghilev, direttore dei Ballets Russes, il quale commissionò immediatamente la partitura affidando la coreografia a Vaslav Nijinsky.
Curiosamente il balletto non fu affatto accolto come un capolavoro! Alla sua prima esecuzione, al Theâtre des Champs-Elysees, il 29 maggio 1913, la Sagra della Primavera provocò un eccezionale tumulto nel pubblico, al punto che le proteste soffocarono completamente il suono dell’orchestra rendendo impossibile ai ballerini ascoltare quello che veniva eseguito nella buca. Tuttavia Diaghilev aveva dato istruzione di continuare a suonare a tutti i costi e pare che Nijinsky, salito su una sedia dietro le quinte, urlasse le istruzioni ai ballerini mimando i ritmi. Altra curiosità: Maurice Ravel, che Strawinsky aveva cominciato a frequentare dopo il suo trasferimento a Parigi, era nel pubblico ed applaudiva entusiasta, meritandosi così, a quanto pare, da un vicino, l’appellativo di “sporco ebreo”.
Ad aprire il concerto della giovanile bavarese, sarà tuttavia il Concerto per Violoncello in Si minore op. 104 di Antonin Dvořák, eseguito dal solista Maximilian Hornung, classe 1986. Hornung è un musicista straordinariamente precoce: a 23 anni era già titolare di un posto stabile presso la Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks, posto al quale ha rinunciato 4 anni dopo per dedicarsi esclusivamente alla carriera solistica.
Il Concerto per Violoncello op. 104 di Dvorak è senza dubbio un monumento del repertorio violoncellistico, il più celebre e il più amato dei concerti per lo strumento. Monumentale nelle “dimensioni”, nell’orchestrazione e nello sforzo tecnico richiesto, questo brano fu l’ultimo concerto scritto dal compositore. Curiosamente dopo averlo terminato egli confessò a un suo studente che era molto dispiaciuto della sua scelta, e che non avrebbe più scritto per violoncello solista, affermando che “il violoncello è un bello strumento, ma il suo posto è nell’orchestra e nella musica da camera”.
Strano, soprattutto in considerazione dell’abilità con cui Dvorak riuscì a fare emergere il suo timbro, valorizzandone sia le possibilità tecniche, sia la cantabilità, in un dialogo serrato con l’orchestra.
Pare che Johannes Brahms ne fosse rimasto immensamente affascinato, al punto da confessare nei suoi ultimi giorni: “Perché non ho mai scoperto che si potesse scrivere un concerto per violoncello così? Se l’avessi saputo certamente l’avrei fatto molto tempo fa”.
Ed ancora oggi il concerto di Dvorak non smette di sedurre gli ascoltatori con le sue sonorità “americane”, affini a quelle della Sinfonia dal Nuovo Mondo, e l’eco delle melodie boeme. Dal celebre tema di apertura, severo e maestoso, alla cantabilità del secondo tema, fino alla struggente melodia del secondo movimento, tratta dalla romanza Kéž duch můj sám (lasciami andare da solo coi miei sogni), molto amata da Josefina Čermáková, sorella maggiore della moglie del compositore, di cui Dvorak era stato a lungo innamorato senza essere ricambiato. E lo struggente ricordo di Josefina trasfigura anche il turbolento finale, che si scioglie in un requiem per la morte dell’amata, avvenuta proprio mentre Dvorak scriveva la partitura del concerto, un lungo preludio alla conclusione improvvisa e vigorosa del brano, quasi un’apoteosi, accettazione ultima del proprio destino.
Dobbiaco – Grand Hotel
9.08.17 – 20.30
Orchestra Giovanile Bavarese
Sebastian Tewinkel – DIREZIONE
Maximilian Hornung – VIOLONCELLO
In foto: Maximilian Hornung