Bolzano. Convenzione, l’autodeterminazione nel testo ufficiale e italiani divisi nella difesa degli interessi comuni

Sipario chiuso, sigillata l’asse tra Svp e destre tedesche.

La Convenzione dei 33 termina i suoi lavori e presenta i documenti. I lavori intorno all’ipotesi di revisione dello Statuto hanno prodotto una relazione di maggioranza e quattro di minoranza. Il dato politico più significativo è quello segnalato dalla relazione nella quale a maggioranza la Convenzione legittima politicamente il principio dell’autodeterminazione. A ciò si aggiungono altre proposte, tutte orientate ad un disegno dell’autonomia di fatto “integrale”. Si propone di attribuire alla Provincia tutte le competenze possibili, tranne quelle espressamente riservate allo Stato, l’abolizione del Commissariato del Governo, il ripensamento sulla Regione e altro ancora. Questo l’esito della convergenza tra Svp e destre tedesche, un patto di ferro maturato nel corso dei lavori della Convenzione dei 33 che ha ribaltato quello che doveva essere – stando alla dichiarazione del professor Roberto Toniatti- il principio del consenso. La relazione conclusiva – ha ribadito Toniatti – ordinario di diritto costituzionale – doveva accogliere tutti gli elementi unificanti, mentre invece nella relazione di maggioranza si è attestato il principio divisivo della autodeterminazione. Revisione della proporzionale o proporzionale morbida, scuola plurilingue o scuola mista, abolizione del vincolo dei 4 anni di residenza per votare sono invece i cardini delle quattro relazioni di minoranza. Alle relazioni di minoranza che arriveranno al Consiglio provinciale, quella di Riccardo dello Sbarba con Laura Polonioli (vi aderisce Olfa Sassi), Maurizio Vezzali, Roberto Bizzo e Roberto Toniatti, si aggiunge un documento su temi prevalentemente (ma non solo) riguardanti l’economia, e in particolare sulla autonomia tributaria, a firma di Alexandra Silvestri e Claudio Corrarati.

Per concludere due osservazioni. La prima mette in luce il fatto che gli estensori delle posizioni minoritarie – espresse nelle relazioni e documenti – sono tutti italiani, sanzionando così una spaccatura di tipo linguistico- culturale. La seconda osservazione riguarda il fatto che i vari esponenti di lingua italiana non siano riusciti a superare le proprie resistenze di tipo personalistico e partitico per condividere una visione comune a tutela degli interessi della comunità che intendono rappresentare e tutelare.