Con «En nombre de Dios…!» i due anni ultimi di Óscar Romero diventano spettacolo multimediale.
Un’ora vissuta tutta d’un fiato e con il pubblico assorto, coinvolto, a tratti anche commosso. È accaduto in una affollata Sala di Rappresentanza del Comune di Bolzano, in occasione della prima di «En nombre de Dios…! – I due anni ultimi di Óscar Romero». Un tributo sotto forma di spettacolo multimediale a un grande del Novecento quale appunto il paladino dei diritti umani Óscar Arnulfo Romero, l’arcivescovo del Salvador, oggi beato, che tanto si spese per il suo popolo durante la repressione in atto nel suo Paese: fino, purtroppo, alle estreme conseguenze.
Fu assassinato da un killer il 24 marzo 1980, il giorno dopo aver lanciato dal pulpito quel grido mutuato dallo spettacolo per il proprio titolo, incluso in un’accorata omelia-denuncia che, rimpallata dai media, è passata alla storia. Disse Romero: «Di fronte all’ordine di uccidere dato da un uomo è la Legge di Dio che deve prevalere, e quella legge dice: non uccidere! (…) In nome del popolo che soffre, e i cui lamenti salgono al cielo ogni giorno più tumultuosi, io vi supplico, vi chiedo, vi ordino: en nombre de Dios [in nome di Dio] cessi la repressione!».
Quegli intensi passaggi, reinterpretati alla lettera, si sono rivelati non a caso uno dei momenti nodali dello spettacolo, peraltro denso di pathos in generale.
Quegli intensi passaggi, reinterpretati alla lettera, si sono rivelati non a caso uno dei momenti nodali dello spettacolo, peraltro denso di pathos in generale.
Sul palco il gruppo New Eos teatro-musica di Bolzano/Laives/Merano (Mara da Roit, Patrizio Zindaco, Luca Dall’Asta), che questa proposta culturale ha ideato e realizzato, attingendo interamente al libro di Francesco Comina “Monsignor Romero, martire per il popolo”, di cui la drammaturgia della pièce rappresenta la riduzione. Efficace il format, che in un fluire senza sosta vede gli eventi concatenarsi nell’inscindibile intreccio fra parole interpretate, musiche eseguite dal vivo e immagini d’effetto, con i duri fatti di cronaca (assassinî, torture, sparizioni, mattanze) alternati a citazioni testuali di monsignore – ora riflessive, ora narrative, ora graffianti.
Un modo diverso e non convenzionale di ripercorrere la storia avvincendo la platea. Una bella iniziativa messa in campo per la comunità, e che nel caso specifico si è conclusa con ulteriori spunti dati dal commento dell’autore del libro, Francesco Comina, e da una chiosa dell’esperto in questioni latino-americane Ermanno Allegri. Unanimemente apprezzata è stata anche l’esposizione in sala del ritratto di monsignor Romero eseguito per lo spettacolo dall’artista Claudio Calabrese: un riuscito incontro tra linguaggi espressivi.
Foto/c-Stefano Odorizzi