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Bolzano. Toponimi, norma contestata si cerca via d’uscita coinvolgendo il Consiglio provinciale.

21 Marzo 2017

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Bolzano. Toponimi, norma contestata si cerca via d’uscita coinvolgendo il Consiglio provinciale.

Bressa, sottosegretario autonomie (Pd) e Zeller, componente Commissione (Svp), chiamano in causa il Consiglio provinciale.

Momento di stallo per la complicata questione della toponomastica. Slitta la seduta della Commissione dei Sei perché il senatore Francesco Palermo (presidente della Commissione) è impegnato all’estero. La Svp e il sottosegretario Bressa insistono affinché Palermo, nonostante l’annunciato voto negativo di Roberto Bizzo, metta ai voti la norma. Bressa è in profondo disaccordo con Bizzo che insiste nella sua precisazione che gli 8.000 nomi ufficiali della toponomastica italiana siano inseriti nel testo della norma di attuazione e non nella nota allegata, giacché è il testo della nota di attuazione che riveste valore giuridico. Almeno fintanto che i nomi restano bilingui, ovvero fino all’eventuale decisione (presa dal futuro comitato dei tecnici) di conservare solo il nome tedesco. Questa posizione di Bizzo impedirebbe l’unanimità, soluzione che finora Palermo ha rifiutato. La segretaria del PD, Liliana Di Fede è d’accordo con Palermo perché sostiene che “non sarebbe corretto lasciare persona di prestigio come Palermo con il cerino in mano” A questo punto si inserisce una variabile che potrebbe rappresentare la via d’uscita alla situazione di stallo venutasi a creare. Bressa e Zeller chiamano in causa Giunta e Consiglio provinciale. “Poiché la Giunta, così afferma Bressa, aveva approvato la norma, non sarebbe male che anche il Consiglio provinciale, che hanno indicato Bizzo e Zeller nella Commissione dei Sei si esprimesse.” Perfettamente d’accordo con Bressa Karl Zeller, il quale è indignatissimo con Bizzo e col quale ha deciso “di non parlare più”. La Svp esclude l’ipotesi delle dimissioni dei tre commissari della Svp e di Palermo prospettata da una parte del Pd. Zeller osserva l’impraticabilità istituzionale di questa via d’uscita.

Bizzo dal canto suo rifiuta di essere additato come causa di questa situazione di difficoltà. Ribatte che non è una questione personale, ma sostiene che il problema consiste nel fatto “che la norma di attuazione, così come verrebbe prospettata modifica lo Statuto di Autonomia”, cosa che  evidentemente la Commissione paritetica non può fare.