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Bolzano. Incidenti da valanga: in che modo gli alpinisti possono salvare i compagni di escursione.

28 Marzo 2017

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Bolzano. Incidenti da valanga: in che modo gli alpinisti possono salvare i compagni di escursione.

Un nuovo studio di Eurac Research e Università medica di Innsbruck mette al centro la rianimazione praticata da non esperti.      

Un gruppo di alpinisti viene sorpreso da una valanga. Per il soccorso ogni minuto è importante. In questo momento la vita o la morte degli escursionisti dipende dai loro compagni, sono loro i primi a poter prestare aiuto. Ma quanto tempo serve per disseppellire e rianimare le vittime? In un nuovo studio, i medici di emergenza di Eurac Research e dell’Università medica di Innsbruck si concentrano per la prima volta su una situazione di questo tipo. Lo scopo è quello di elaborare linee guida per il soccorso e la rianimazione degli alpinisti da parte dei compagni di escursione. Per farlo i ricercatori dovranno rivedere le procedure di soccorso standard per renderle adatte a utenti non esperti.

Gli studi già condotti da Eurac Research hanno dimostrato che le vittime di valanga che vengono soccorse dai compagni nei primi quindici minuti hanno una possibilità di sopravvivenza del 90 per cento. Ad oggi, però, non è ancora chiaro quanto tempo impieghino soccorritori non esperti per liberare, da soli o in due, un compagno sommerso dalla neve e iniziare la rianimazione, nel caso la vittima non dia segni di vita. Un altro aspetto che finora non era stato indagato riguarda la posizione delle persone travolte dalla valanga. Più della metà ha il corpo a monte e la testa a valle, con bocca e naso rivolti verso il basso. Per il soccorso e la rianimazione questa è la posizione peggiore. Nel nuovo studio i medici di emergenza in montagna di Eurac Research si chiedono se uno o due escursionisti sarebbero in grado di salvare un compagno rispettando i tempi raccomandati e, se sì, in che modo dovrebbero procedere.

Oggi, la letteratura scientifica raccomanda di disseppellire il corpo e successivamente sistemare la vittima in posizione orizzontale sulla schiena in modo da poter svolgere massaggio cardiaco e respirazione. Non si sa, però, quanto tempo impieghi una persona non esperta a compiere questa operazione. “Sappiamo che la rianimazione deve iniziare il prima possibile per evitare danni permanenti dovuti alla mancanza di ossigeno. Se le condizioni lo permettono, la respirazione e il massaggio cardiaco dovrebbero essere svolti senza aspettare che l’intero corpo venga liberato”, spiega Bernd Wallner, medico di emergenza in montagna di Eurac Research che lavora anche all’Università medica di Innsbruck. “Quello che ci interessa è soprattutto capire come, in circostanze difficili, ad esempio quando la vittima è sepolta in una posizione critica, si possano risparmiare minuti preziosi e svolgere la rianimazione in maniera efficace.”

Nella prima parte dello studio i ricercatori calcoleranno quanto tempo impiega un soccorritore professionista a disseppellire completamente una persona e a metterla nella posizione standard per iniziare la rianimazione. Successivamente si avvierà la sperimentazione in cui verrà chiesto a diciotto persone di liberare dalla neve dei manichini che i ricercatori avranno seppellito sotto la neve in diverse posizioni. “I diciotto volontari rappresentano il classico sci-alpinista che ha frequentato un corso di primo soccorso e ha una preparazione di base sul soccorso in valanga”, spiega Bernd Wallner. I ricercatori calcoleranno i tempi e li confronteranno.

La seconda parte dello studio si svolgerà in clinica. Qui i ricercatori analizzeranno la qualità e l’efficacia della rianimazione grazie a manichini tecnologicamente molto avanzati in grado di misurare l’effetto del massaggio cardiaco in base a diversi parametri: in che punto viene effettuato, a quale profondità e velocità e con quale frequenza. Combinando tutti i valori, i ricercatori si aspettano di capire se le chance di sopravvivenza aumentino quando la rianimazione viene iniziata il prima possibile, anche se la posizione della vittima non è quella ideale. I risultati saranno disponibili nel corso dell’autunno.