Nell’assemblea provinciale del Pd lunedì prossimo si discuterà sulla norma di attuazione in discussione alla Commissione dei Sei e nello specifico sulla proposta di mediazione del sen. Palermo riguardo gli allegati A e B contenenti due elenchi di nomi differenziati, nella loro individuazione metodologica.
Chiediamo a Roberto Bizzo, presidente del consiglio provinciale di Bolzano, dove si differenzia la sua posizione rispetto all’iter fino a qui percorso
.“Il problema è che, mentre si approva una buona norma d’attuazione che definisce cos’è il modo condiviso con cui decidere la toponomastica e, più in generale, definisce per la prima volta che sulle questioni “sensibili” si ragiona su base paritetica e col metodo del consenso- contemporaneamente si vorrebbe anche approvare un elenco di toponimi che applicando quella norma non sarebbero mai approvabili, perché su di essi il consenso non c’è. Innanzitutto, il compito delle commissioni paritetiche è quello di definire norme d’attuazione ovvero norme di tipo costituzionale; delle norme cioè che sono delle condizioni per decidere o in altri casi definiscono come fare delle leggi. Non è certo compito della commissione paritetica quello di occuparsi direttamente dei toponimi.”
Concretamente, qual è il lavoro fin qui svolto dalla Commissione dei Sei?
“In questo senso la commissione ha elaborato una norma, che ritengo molto valida, e che definisce il metodo con cui affrontare la toponomastica, un metodo basato sulla condivisione. La norma prevede che il Consiglio provinciale nomini un comitato paritetico di esperti; il comitato deve elaborare e approvare la toponomastica con un sistema di doppia maggioranza: la maggioranza di ogni gruppo linguistico e la maggioranza di tutto il comitato. È il cosiddetto sistema della maggioranza dei gruppi linguistici e maggioranza tra i gruppi linguistici. Poi è saltato fuori il problema dei cosiddetti elenchi: l’elenco A e l’elenco B.”
Quindi la norma fissa una metodologia condivisa per varare i toponimi che consiste in una doppia approvazione, in primis all’interno di ciascun gruppo linguistico, e in seconda battuta an seno a tutto il comitato. Questo è il metodo che il comitato deve adottare per la scelta di toponimi. Per quale motivo ci troviamo di fronte a due elenchi, un elenco A e un elenco B?
“L’elenco A fu elaborato dal comitato di esperti in seguito all’accordo Fitto Durnwalder. Il comitato De Carlini, Denicolò, Valentin, Willeit affrontò il problema della toponomastica di montagna, elaborando dei criteri ed un conseguente elenco di toponimi approvato all’unanimità (e quindi coerente con la norma elaborata). Il B invece, è un elenco di toponimi aggiunto in un secondo tempo, che non segue i criteri del gruppo A e non è stato definito dal precedente comitato di esperti ma è frutto unicamente delle richieste di una parte (e quindi non coerente con la norma elaborata).Quindi: l’elenco A è coerente con la norma elaborata, e quindi “allegabile alla norma”, quello B no.”
Di fronte a questa dicotomia, quale sarà la sua posizione nella assemblea del PD ?
“Ci troviamo di fronte alla contraddizione che per approvare una buona norma sulla toponomastica occorre seguire il metodo del consenso, e contemporaneamente si fa passare un elenco, l’elenco B, sul quale, applicando la norma, difficilmente l’elenco sarebbe approvabile. Una facciata quindi, una sorta di gioco politico delle tre carte, che in apparenza promuove consenso e condivisione e contemporaneamente, nella sostanza, servirebbe a deliberare un elenco di toponimi non condiviso. Un percorso che non può essere condiviso, perché nelle questioni più delicate, quelle relative ai sentimenti ed alle questioni di libertà dei cittadini, alla loro identità e cultura ed ai loro diritti, credo che prima ancora che alle logiche di Partito, sia necessario rispondere alla propria coscienza ed ai cittadini, tutti, di questa terra”